La visita di Angela Merkel in Grecia e il ritorno del governo ellenico sui mercati dei capitali sono stati il culmine del racconto mediatico sulla ripresa di Atene. Dopo anni di profondissima crisi, scoppiata con la recessione globale del 2008 e poi esplosa con quella del debito sovrano, la Grecia sarebbe “tornata”. La realtà, come racconta oggi sul quotidiano “Il Messaggero” Teodoro Andreadis Synghellakis, è però assai più amara. Il paese non è ancora in grado di finanziarsi in modo autonomo, ed è probabile un nuovo terzo pacchetto di aiuti da contrattare con i creditori internazionali. Il debito greco è giudicato affidabile dai mercati perché ormai la maggior parte è in mano alla Troika. Ci sono segnali positivi come il raggiungimento dell’avanzo primario o il possibile ritorno alla crescita economica dopo sei anni di recessione, ma altri dati evidenziano l’impatto drammatico della crisi. Il tasso di disoccupazione è al 27%, quello giovanile quasi al 60%. Il crollo dei salari nominali è stato verticale; per la maggior parte dei neo-assunti, rimarca il giornalista italo-greco, ci sono part time da 350 euro o contratti a tempo pieno tra i 500 e 600. Le nuove offerte di lavoro temporaneo oscillano tra i 2 e 3 euro di paga oraria. Nel settore pubblico sono stati cancellati 200 mila posti di lavoro, e più di un milione di persone ha abbandonato il paese in cerca di un futuro. La crisi del mercato immobiliare è stata enorme: i prezzi delle abitazioni sono crollati di oltre un terzo, e molti affitti sono stati rinegoziati al ribasso a causa della riduzione di reddito delle persone. Un quadro sconfortante che mette in una prospettiva realistica il “successo” dei bond a cinque anni collocati due giorni fa a rendimenti piuttosto contenuti, inferiori al 5%.