Per “circostanze eccezionali”, com’è scritto in una lettera del ministro Padoan alla Commissione Europea, l’Italia rinvierà di un anno ancora il raggiungimento del pareggio di bilancio. Altrimenti non sarebbero possibili molti provvedimenti contenuti nel Def. Poichè è stata da poco votata (quasi all’unanimità) una modifica dell’articolo 81 della Costituzione per introdurvi l’obbligatorietà del pareggio di bilancio, quella scelta imporrà una doppia votazione parlamentare di ratifica della deroga. Che pena, lasciatelo dire a chi per tempo si oppose all’introduzione del pareggio di bilancio obbligatorio in Costituzione, e dunque oggi non può che concordare con la decisione di superare quel vincolo. Ma che pena. Che pena i giornali che sostenevano con vigore quell’ottusa autoimposizione e oggi minimizzano la rapidità con cui viene disattesa. Che pena i parlamentari che dimostrano con quale disinvoltura la Costituzione può venir messa sotto le scarpe.
Rinviare il pareggio di bilancio non è solo opportuno, è anche una mossa astuta da parte di Renzi: lo mette in rotta di collisione con Bruxelles e Berlino togliendo argomenti ai no-euro in campagna elettorale. Che bisogno c’è di Grillo se già Renzi rompe la disciplina di bilancio? Abile, dunque. Ma come spesso in Italia le cose si fanno nella più spregiudicata indifferenza alle regole. Comprese quelle appena dichiarate (sbagliando) necessarie.