Gli 80 euro in più di Renzi: pregi e difetti di una misura di sinistra

sabato, 19 aprile 2014

Il testo del decreto legge che erogherà lo sgravio fiscale chiarirà i non pochi dubbi determinati dalla conferenza stampa del presidente del Consiglio, caratterizzata dalla consueta maestria nella comunicazione. Per ora si può tracciare un bilancio provvisorio sui 10 tweet, che presentano luci e ombre. Rispetto ai governi che l’hanno preceduto, Renzi mostra una sensibilità maggiore verso i temi di giustizia sociale legata al cambiamento dei comportamenti preteso dagli elettori nei confronti delle classe dirigenti. Dal rigore tecnico di Monti all’immobilismo di Letta si è passati ad un presidente del Consiglio che mette nel mirino le numerose ingiustizie della macchina pubblica. Stipendi troppo alti, cattiva gestione delle risorse pubbliche, gli “sprechi” delle troppo auto blu e così via. Lo scontro con i vertici dell’amministrazione statale non fa paura a Renzi, anzi viene ricercato, e questo cambio di passo appare una strategia ben calibrata per recuperare parte del malcontento degli italiani verso lo Stato in tutte le sue declinazioni. Il bonus fiscale è una misura positiva, ma come ammesso dallo stesso governo nel DEF 2014, non serve praticamente a niente per la crescita. L’effetto stimato sull’aumento del Pil è 0,1% quest’anno, 0,3% nel 2015 e 0,4% nel 2016. La spending review promessa si mangerà l’effetto di stimolo, visto che per lo stesso esecutivo tagliare la spesa pubblica determina effetto recessivo. L’assenza di una strategia di crescita, come rimarca Federico Fubini su “La Repubblica” di oggi, è il vero difetto di un bonus fiscale che si regge su basi piuttosto fragili. La tassazione sulle banche e sui risparmiatori appare da una parte di dubbia costituzionalità nella parte legata all’aumento dell’imposta sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, dall’altra invece una misura non adatta all’attuale stretta creditizia che grava sul nostro paese. Eventuali aumenti nella raccolta bancaria avranno l’effetto, negativo, di rendere ancora più difficile l’erogazione del credito. Questo non è l’unico aspetto problematico delle coperture trovate dal governo, che appaiono piuttosto incerte sopratutto per il 2015. La misura non è strutturale, e nel 2014 il bonus si esaurirà, anche se c’è il solenne impegno a confermarlo.  Più di un terzo delle misure che dovrebbero finanziare il taglio all’Irpef nel 2015 provengono dalla lotta all’evasione fiscale e dalla sobrietà. Sicuramente il Pdf che spiega queste coperture non sarà inviato alla Commissione UE, per evitare una clamorosa bocciatura via Two-Pack. L’assenza di un effetto di stimolo per l’economia, la fragilità delle coperture e la stessa concentrazione della misura sui redditi medio-bassi rivela un carattere elettorale marcato. Matteo Renzi aveva bisogno di un provvedimento simbolo per giustificare il suo arrivo a Palazzo Chigi verso la base socio-economica dell’elettorato di centrosinistra, e l’ha trovato ad un mese di distanza dalle europee. Rimane il fatto che con questo provvedimento, come ammesso dallo stesso governo, non si creeranno un numero significativo di nuovi posti di lavoro, così come non ci sarà un sollievo verso le classi più deboli della nostra società, gli incapienti, i lavoratori con meno di 8 mila euro l’anno, così come i disoccupati. Se le fragili coperture saranno alla fine trovate e rese permanenti dalla legge di Stabilità 2014, Renzi avrà vinto un’importante battaglia per la credibilità della sua leadership, ancora più rilevante rispetto al possibile ottimo risultato alle Europee che si profila secondo i sondaggi. I diversi dubbi di queste misure indicano una possibile ripetizione di un pasticcio come l’addio all’Imu prima casa 2013, che segnò la sostanziale fine del governo Letta. Un rischio corso consciamente dal presidente del Consiglio, che sicuramente non difetta di coraggio e spregiudicatezza nell’esercitare l’arte del governo di un paese come l’Italia, che vive una crisi fiscale conclamata, aggravata da un dramma sociale che non accenna a diminuire.

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