Il Manifesto racconta “i guai” de Linkiesta

martedì, 22 aprile 2014

Il Manifesto di martedì 22 aprile ha descritto in un articolo intitolato “Epurati e conti in rosso, la vecchia novità de Linkiesta” i problemi del quotidiano online Linkiesta. Il racconto del “Manifesto” inizia con il licenziamento di Fabrizio Goria, probabilmente la firma più famosa della testata, uno dei giornalisti economici più seguiti su Twitter con più di 30 mila follower. Goria ha abbandonato Linkiesta insieme ad altri due redattori che avevano partecipato alla fondazione del quotidiano online, avvenuta ormai più di tre anni fa. Secondo il “Manifesto” ciò corrisponde alla nuova linea del direttore Marco Alfieri, che vuole ridurre  i giornalisti e rafforzare la parte di redattori volontari al fine di contenere i costi. I conti de Linkiesta, scrive il quotidiano comunista, non sono per nulla positivi. ” L’ultimo bilan­cio, quello del 2013, segna infatti una per­dita di circa 1,8 milioni di euro, e pen­sare che il licen­zia­mento di Gallo era stato moti­vato un anno fa con la neces­sità di abbat­tere i costi, e l’uscita dall’azienda di Ton­delli e degli altri — che alle ragioni addotte dagli ammi­ni­stra­tori evi­den­te­mente non ave­vano cre­duto — aveva sicu­ra­mente con­tri­buito ad alleg­ge­rire il conto. E invece i conti sono peg­gio­rati sen­si­bil­mente rispetto al pas­sato, e oggi a Lin­kie­sta si cer­cano nuovi finanziatori”. L’anno scorso il primo direttore de Linkiesta, Jacopo Tondelli, si era dimesso, dopo che il condirettore Gallo era stato licenziato dalla proprietà senza consultarlo. I problemi della testata online sarebbero riconducibili anche alla linea politica che i maggiori azionisti de Linkiesta vorrebbero dare. Così erano stati interpretati i licenziamenti di Gallo e l’addio a Tondelli, che aveva tra l’altro ammesso nella sua lettera d’addio lo scontro in merito al troppo tiepido appoggio a Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra del 2012. I problemi economici ed editoriali stanno caratterizzando l’avventura de Linkiesta, anche se questo progetto sembra poter ripartire grazie a due finanzieri disposti ad investire circa 700 mila euro. Un aiuto non disinteressato secondo il Manifesto, che rimarca come la storia della testata online assomigli molto a quanto già capitato in altre, più tradizionali avventure sulla carta stampata. ” Un gior­nale nato con l’aria altera della «prima public com­pany» dell’editoria ita­liana, e col sogno di dimo­strare che era inter­net il luogo in cui l’informazione indi­pen­dente e libe­ral poteva final­mente tro­vare casa in Ita­lia. E invece, inse­guendo in rete le tracce delle bur­ra­scose vicende de Linkiesta.it, si leg­gono sto­rie di epu­ra­zioni, di finan­zieri che cer­cano sponde in poli­tica, di edi­tori che pre­mono sulla linea edi­to­riale e di conti in pro­fondo rosso sca­ri­cati sui lavo­ra­tori. Dove sia la novità, per un gior­nale della bor­ghe­sia ita­liana, resta effet­ti­va­mente un mistero”.

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