Matteo Renzi e la lotta alla Rai

giovedì, 15 maggio 2014

Lo scontro verbale tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il conduttore di Ballarò Giovanni Floris, andato in onda nella puntata di martedì 13 maggio, è stato il momento mediaticamente più visibile dello scontro tra il leader del PD e la Rai, poi seguito dall’ormai consueto commento su Twitter.

Il detonatore della tensione è stato l’inserimento dei 150 milioni di euro da chiedere al servizio pubblico televisivo per contribuire alle coperture per il finanziamento del bonus Irpef da 80 euro. La misura non è piaciuta per nulla al partito Rai, tradizionalmente abituato ad essere corteggiato, più che osteggiato, dalla politica, sopratutto dal lato del centrosinistra. La possibile abolizione del canone, ipotizzata da diversi esponenti legati al presidente del Consiglio, ha reso ancora più inquieto il mondo del servizio pubblico radiotelevisivo. Matteo Renzi si è intestato una battaglia contro gli sprechi nel mondo statale, e combattere gli eccessi della Rai è sicuramente un tema popolare, sopratutto in elettorati distanti dal PD. I delusi da Berlusconi così come l’elettorato M5S non convinto dallo scontro totale impresso da Grillo e Casaleggio condividono in larga parte le posizioni del presidente del Consiglio. Matteo Renzi sta tentando di cavalcare il malcontento contro la Rai, e questa mattina si legge che da Viale Mazzini potrebbe arrivare il primo sciopero generale contro un presidente del Consiglio. Una notizia che, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, non sembra dispiacere al leader del Partito Democratico. Al momento però Renzi ha solo lanciato un tema popolare per raccogliere consensi trasversali, ma non ha manifestato alcun progetto di riforma del servizio pubblico radiotelevisivo. Un silenzio che alla lunga dovrà essere tradotto, oppure anche questo tema sarà rimosso nella speranza che venga dimenticato come spesso capita nella politica italiana.

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