Da oggi in libreria la storia dell’Angelo invisibile: perché i ricchi non aiutano i poveri?

mercoledì, 21 maggio 2014

“L’angelo invisibile” (Feltrinelli editore) si intitola il racconto autobiografico, naturalmente anonimo, dell’uomo d’affari impegnato personalmente in un’opera di sostegno a persone in difficoltà. Mettendoci non solo i soldi ma anche l’attenzione, la pazienza e la cura. Su questo sito segnaliamo spesso i suoi interventi pubblicati con la sigla Fondazione Condividere. La prima in famiglia a leggere “L’angelo invisibile” è stata mia moglie, Umberta Barletti. Qui di seguito vi propongo le sue impressioni.

La prima cosa che devo dire è che io conosco l’Angelo. Conosco la sua faccia buona, con lo sguardo sempre un poco stupito. Così leggendo il suo bel libro, “L’Angelo invisibile”, editore Feltrinelli, lo vedevo, lo sentivo parlare e lo riconoscevo in ogni pagina.
Il racconto della sua vita da manager di una grande banca, e poi la sua scelta di diventare il gestore finanziario di un suo personale patrimonio è raccontata benissimo, con scrittura veloce, ironica. L’Angelo parla di se, guardandosi un po’ da lontano, cercando di non dirci tutto della sua vita, anzi lasciando fuori dal libro le parti fondamentali della sua esistenza, gli affetti, le relazioni, i figli e i valori a loro trasmessi. Solo una parte della sua vita trova davvero spazio nel libro, per pudore e per volontà di denuncia. Il racconto è interamente dedicato all’incontro con la povertà, con il destino dei più sfortunati.
Certo, ci fa pensare, l’inizio sul rapporto con il padre (cui il libro non a caso è dedicato). Un uomo capace, bravissimo industriale, che lascia una notevole fortuna ai suoi eredi. Ma anche uomo incapace di generosità, e proprio questa mancanza di amore sembra germogliare per reazione nel figlio, fino a trasformarlo in un Angelo, per chi ha bisogno.
Infatti il libro è costellato di brevi narrazioni di storie altrettanto vere di persone aiutate, una per una, non solo con una cifra di denaro, ma conoscendosi e appunto mettendoci l’impegno diretto, il tempo, la fatica di condividere un poco la fatica.
L’Angelo ci lascia moltissime domande, che spesso ho visto sul suo volto. Perché è così raro che persone ricche, ricchissime, siano generose? Perché non è normale per loro donare una parte del loro patrimonio, risolvendo le vite di moltissime persone? E perché, a volte è così complesso inserire i suoi semplici atti di generosità nel complicato sistema di welfare pubblico e privato? Forse le due domande si tengono insieme: lui è così unico, almeno nel nostro paese, che il sistema, le istituzioni fanno fatica a comprenderlo.
Ma lui non si fermerà, è troppa la gioia e la soddisfazione, che lui ci racconta, quando una situazione è risolta, quando si strappa un sorriso, stupito e incredulo, a una persona sola, a una famiglia in difficoltà, a chi ha paura dello sfratto, a chi è rimasto senza lavoro. E perfino a un intero paese, nel lontano Perù, dove l’Angelo vola da alcuni anni a portare il suo aiuto.
Umberta Barletti

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