Ha un bel promettere processi popolari online, somiglianti a orgasmi virtuali, Grillo il simulatore. Egli si propone interprete della rabbia, anzi, della “rabbia buona” (per non impensierire i benpensanti). E questa parte in commedia la recita pure bene. Solo che la rabbia e il rancore, sentimenti che trapelano anche in numerosi commenti di questo blog che io lascio lì come certe scritte nei vespasiani delle stazioni, non rappresentano lo stato d’animo prevalente della nazione. La furia è piu spesso recitata a favore di telecamera o camuffata dal nickname, di quanto non sia comportamento pubblico generalizzato.
Un paese in cui i giovani sono piccola minoranza e dove una pur calante riserva di benessere ancora perdura, il precipitare della crisi e dei consumi modifica sì gli stili di vita, ma non si adagia nello stereotipo grillino.
A prevalere è la depressione. Dentro alla depressione, sussulti di rabbia. Ma solo di tanto in tanto, senza rischiare. È la calma piatta. Promette una lunga stagnazione nell’inesorabile percorso della marginalità. Solo in pochi vorranno accelerarlo scimmiottando una pseudo-rivoluzione.