Alla Rai le “star” e i precari si smarcano dallo sciopero anti Renzi

lunedì, 2 giugno 2014

L’11 giugno è stato convocato il primo sciopero generale della Rai contro un governo, l’esecutivo guidato da Matteo Renzi, per i tagli da 150 milioni di euro chiesti a Viale Mazzini come copertura per finanziare il decreto Irpef. La mobilitazione generale contro il governo è una prima volta nella storia della TV pubblica, e sul più importante quotidiano di Roma, “Il Messaggero”, si legge un pezzo firmato da Mario Ajello in cui diverse voci di spicco della Rai si smarcano da questa decisione. Il direttore del TG2, Marcello Masi, rimarca come la mobilitazione non sarebbe compresa al di fuori della Rai, e ha il forte rischio di far sembrare questa iniziativa una battaglia in difesa di una corporazione. Il pezzo del “Messaggero” sottolinea come diversi giornalisti di spicco, in seno al TG3, siano contrari allo sciopero, un’iniziativa concordata, definita da diversi esponenti della TV pubblica come una mossa da “Tafazzi”, il popolare personaggio di Aldo, Giovanni & Giacomo che si colpiva gli attributi con una bottiglia. Massimo Giletti, uno dei più noti volti Rai, si schiera in modo esplicito contro la mobilitazione anti governo. “Non accettare la ristrutturazione è atto di conservatorismo. Non bisogna fare le barricate. Va accettata la sfida a cui Renzi ci invita”. Il quotidiano romano racconta come diversi volti noti della TV pubblica stiano contattando due dirigenti Rai “renziani” di lunga fede, Paolo Del Brocco e Luigi De Siervo, per smarcarsi dallo sciopero, così da non pregiudicare una possibile conversione al nuovo corso di Palazzo Chigi. La battaglia contro lo sciopero, evidenzia “Il Messaggero”, non riguarda però solo i volti noti; anche i giornalisti precari così come il personale della TV pubblica con meno tutele esprime contrarietà alla mobilitazione dei sindacati, che sta trovando una sponda politica nel M5S – molto attivo il presidente della Commissione di vigilanza, Roberto Fico – così come in Forza Italia.

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