“In Italia la corruzione non è più un reato, meno di 10 persone in carcere condannate per tangenti”

sabato, 7 giugno 2014

Il professor Alberto Vannucci, che dirige il Master in Analisi e prevenzione della corruzione all’università di Pisa,spiega al “Fatto Quotidiano” di sabato 7 giugno il quadro giuridico, da lui definito criminogeno, che favorisce i fenomeni di corruzione nel nostro paese. “In  Italia i colletti bianchi sono solo lo 0,4 per cento dei detenuti, a fronte di una media europea dieci volte superiore, anche se da noi le tangenti sono molto più comuni che nel resto della UE. Ma se ci concentriamo solo sulle mazzette, i dati sono ancora più incredibili: in tutto il Paese, i condannati che si trovano in carcere per corruzione sono meno di dieci”. Vannucci rimarca come sia stupito dallo stupore generato da ogni nuova inchiesta, che svela quanto sia radicata, e costante, la corruzione nel settore dei grandi appalti. Dal G8 alla Maddalena fino alla più recente vicenda del Mose ogni grande opera è caratterizzata da questo tipo di fenomeno, e per il prof. dell’università di Pisa è normale che ciò si verifichi. Secondo Vannucci la corruzione è stato di fatto depenalizzata nel nostro paese, e le normative introdotte negli ultimi anni hanno tanto reso più difficile il lavoro dei magistrati, quanto reso più facile per i “colletti bianchi” uscire dalle inchieste senza intaccare la loro fedina penale. Anche l’ultima legge delega del governo Renzi si muove in questa direzione: ” Se prima erano quasi certi di farla franca, ora ne avranno la matematica certezza. E manterranno pure la fedina penale pulita. È difficile capire se questa legge delega, coi suoi sconti di pena e i suoi regali ai colletti bianchi, è frutto di superficialità, incapacità, o peggio di malafede. Del resto il premier è legato a una maggioranza eterogenea, che da sempre, in alcune sue componenti, è molto sensibile a queste istanze”. Per il professore dell’università di Pisa esiste una governance su diversi livelli che parte dall’amministratore locale ed arriva ai vertici istituzionali che ha creato ormai da molti decenni un sistema che favorisce i fenomeni di corruzione. La chiave è il costante appello all’emergenza, al fine di far sfuggire la realizzazione delle opere ai controlli. ” un sistema ben consolidato e mai scalfito, che dagli anni Ottanta si appella all’emergenza per fare tutto in deroga, garantendo così una perenne mangiatoia di Stato. Si sono appellati all’emergenza persino per i festeggiamenti dei 500 anni dalla scoperta dell’America, prevedibili da 5 secoli. Se vuoi rispettare le leggi vai incontro all’incapacità della Pubblica amministrazione, all’inefficienza delle procedure, alla cattiva allocazione delle risorse. Per questo l’emergenza è diventata, da noi, la norma: si accumulano scientificamente ritardi, come per Expo 2015, così da procedere in deroga”. Per Alberto Vannucci il cambiamento passa dall’istruzione e dal recupero della deterrenza provocato dalle condanne. ”  corrotti devono pagare e la società deve riconoscere la gravità di certi reati. La sanzione, insomma, dev’essere anche sociale. Ma essere ottimisti è difficile: il secondo più votato alle Europee, con voto di preferenza, è proprio un condannato in primo grado per corruzione”.

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