Il referendum contro il Fiscal Compact

giovedì, 12 giugno 2014

Oggi verrà presentato un referendum contro il Fiscal Compact e le politiche di austerità promosso da un gruppo di economisti e accademici di diversa formazione. I referendum abrogati nel nostro paese non possono essere indetti su determinate materie, come leggi costituzionali o trattati internazionali. Il nuovo articolo 81 della Costituzione così come il Fiscal Compact rientrano in questa categoria, ma i promotori del referendum hanno deciso di abrogare alcuni punti della legge attuativa, la 243 del 2012, che ha recepito nel nostro ordinamento le modifiche costituzionali e il nuovo tratto di disciplina dei bilanci europei. I 15 economisti appartengono a diversi orientamenti politico e culturali, spaziando da ex parlamentari di Alleanza Nazionale come Mario Baldassari a esponenti della sinistra radicale, come l’ex senatore Cesare Salvi, che aveva fondato qualche anno fa un movimento socialista che aveva aderito alla lista anticapitalista di Rifondazione comunista e Comunisti italiani alle europee del 2009. Ecco i nomi dei 15 intellettuali che hanno promosso il referendum, che verrà presentato oggi a Roma.

1) Mario Baldassarri,

2) Danilo Barbi,

3) Leonardo Becchetti,

4) Mario Bertolissi,

5) Melania Boni,

6) Flaviano Bruno,

7) Rosella Castellano,

8) Massimo Andrea D’Antoni,

9) Paolo De Ioanna,

10) Antonio Pedone,

11) Nicola Candido Michele Piepoli,

12) Gustavo Piga,

13) Riccardo Realfonzo,

14) Giulio Salerno,

15) Cesare Salvi.

Nel comunicato stampa si rimarca come “l’obiettivo che il Comitato Promotore  intenda perseguire è quello di raccogliere le 500.000 firme per abrogare alcune disposizioni della legge n. 243 del 2012, che  consentono un’applicazione del principio costituzionale di equilibrio di bilancio attraverso  modalità e condizioni eccessivamente rigorose, che renderanno  necessarie politiche di austerità eccessive, solo dannose per il Paese, e in particolare per lo sviluppo, il lavoro e la stessa stabilità dei conti pubblici. E’ quanto mai urgente in Europa ripristinare la possibilità di politiche economiche favorevoli alla ripresa degli investimenti, pubblici e privati, e della domanda interna all’area dell’euro. Sinteticamente, si invitano i votanti a esprimere sulle schede referendarie il loro “SI” ad una corretta applicazione dei vincoli europei sul bilancio, in breve a dire “SI alla fine dell’ottusa austerità, sì all’euro ed all’Europa del lavoro e dello sviluppo”.

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