L’immunità come il finanziamento pubblico: bucce di banana della politica

domenica, 22 giugno 2014

Leggendo le cronache politiche della riforma del Senato, in cui hanno riacquistato non a caso un ruolo personalità ritenute superate come Calderoli e Finocchiaro,  viene da dubitare assai sulla effettiva realizzazione dell’accordo.  Berlusconi probabilmente si sfilerà all’ultimo come suo solito. Ma intanto il nervosismo si traduce in attenzione esasperata ai dettagli del malfunzionamento del sistema.  Voglio dire che in un paese sano e non ammorbato dalla corruzione,  sarebbe normale prevedere norme di tutela giuridica degli eletti dal popolo. Succede quasi dovunque, in democrazia.  Così come non sarebbe giudicato scandaloso il finanziamento pubblico dei partiti,  per garantire l’agibilità anche ai meno abbienti. Nell’Italia il cui governo non riesce neppure a varare norme incisive contro la corruzione,  invece, simili principi vengono percepiti come sotterfugi di casta. Temo sia inevitabile.  Non mi unisco agli strepiti dei veri o finti indignati contro l’immunità per i futuri senatori. Ma neanche mi impegnerei troppo per garantire loro una tale prerogativa. Tanto questa riforma resta assai improbabile. ..

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