D’Alimonte, l’Italicum e il falso mito della “governabilità”

venerdì, 4 luglio 2014

Roberto D’Alimonte, uno dei suggeritori dell’Italicum, ha preso ancora una volta posizione in difesa della riforma elettorale approvata dalla Camera dei Deputati, e rilanciata dal nuovo accordo di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi di ieri. Il politologo, nel suo consueto commento sul “Sole 24 Ore”, ha rimarcato come solo l’Italicum possa garantire la “decisività” del voto degli elettori per la scelta del governo. Una caratteristica che manca secondo D’Alimonte nel “Grillinum”, termine scelto per definire la riforma elettorale dei 5 Stelle. Secondo D’Alimonte l’Italicum è preferibile al sistema elettorale proposto dal M5S visto che può garantire la rappresentanza alle formazioni minori assicurando al contempo una maggioranza al “vincitore” delle elezioni. Il discorso in teoria fila, solo che stupisce come ogni costituzionalista o politologo che sostenga questa tesi si dimentichi di quale sia la forma di governo della nostra Repubblica. L’Italia è una Repubblica parlamentare, mentre la scelta del governo che D’Alimonte associa ad una legge elettorale, ovvero una norma ordinaria, meriterebbe una trasformazione costituzionale. Per sapere chi vince la sera delle elezioni serve infatti un sistema presidenziale, non una nuova legge elettorale, se l’obiettivo è garantire stabilità al sistema istituzionale. Solo attraverso questo cambiamento si potrebbe assicurare la “governabilità” che verrà messa in discussione dalla natura parlamentare del nostro sistema istituzionale. L’Italicum in questo senso è esattamente come il Porcellum. Nel 2008 le nette maggioranze conquistate da Silvio Berlusconi, “capo politico” della coalizione che avevano conquistato i premi di maggioranza nazionali e regionali alla Camera e Senato, non garantirono affatto la governabilità. La maggioranza parlamentare di Berlusconi si paralizzò quando Fini decise di uscire dal Pdl, e la crisi dello spread fece poi finire con ben due anni di anticipo l’esperienza di quel governo. I sistemi presidenziali invece assicurano che il “governo” scelto dai cittadini rimanga in carica per il mandato temporale fissato dalle norme costituzionali. In nessuna repubblica parlamentare esiste l’elezione diretta del premier che prefigura D’Alimonte, così come nessun sistema elettorale capace di assicurare “a prescindere” una maggioranza parlamentare. Questo non succede neppure nel cosiddetto Modello Westminster caratterizzato dal maggioritario uninominale, vista la lunga tradizione dei minority government di Australia e Canada, o le diverse coalizioni, come l’attuale tra Tory e Libdem, che hanno governato la Gran Bretagna. Sarebbe opportuno evitare sperimentazioni di modelli elettorali così palesemente contrarie alla natura della nostra Costituzione, al fine di non scrivere già in anticipo il loro fallimento come successo col Porcellum.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.