Il governo Renzi e le conseguenze della mancata crescita

sabato, 19 luglio 2014

Bankitalia è stata l’ultima istituzione, la più rilevante finora, a stimare una significativa flessione delle stime di crescita per il 2014. L’istituto centrale reputa che nel 2014 l’economia crescerà dello 0,2%, un dato molto inferiore rispetto allo 0,8% previsto dal governo del Documento di economia e finanza del 2014. Considerato che la stima potrebbe essere rivista ulteriormente al ribasso, vista la pochezza di segnali positivi – la spesa delle famiglie è tornata a crescere “marginalmente” dopo ben 12 trimestri di flessione – il governo Renzi potrebbe essere alla prese con una riduzione delle entrate  superiore ai 5, 6 miliardi di euro. Nel Def l’esecutivo stimava un deficit al 2,6% nel 2014, ma vista la contrazione economica l’Italia potrà scivolare oltre il tetto massimo del 3%. In questo caso la Commissione sanzionerà il mancato rispetto dei vincoli di bilancio con una procedura per deficit eccessivo. L’ulteriore flessione del Pil non ci permetterà inoltre di raggiungere l’Obiettivo a medio termine fissato dalla Commissione Ue, che prevede il pareggio strutturale di bilancio per il 2015, rinviato dal governo al 2016 ma confermato in sede Ecofin. I conti pubblici traballanti renderanno più tortuosa la via del reperimento delle coperture per finanziare in modo permanente gli 80 euro. Rispetto al decreto Irpef 2014 il governo non potrà più contare sulle una tantum – che assommavano a circa 2 miliardi di euro – e dovrà spalmare il bonus non su 7 ma su 12 mesi. Le spese sono cresciute durante i primi mesi del 2014, e l’unico sollievo sui conti è arrivato dal risparmio garantito dalla diminuzione de tassi di interesse, circa 4 miliardi di euro. Gli “80 euro” si sarebbero ripagati in realtà con una crescita di poco superiore all’1% nel 2014, senza tagli particolarmente severi alla spesa pubblica, ma questo quadro ormai è completamente irrealistico. Al contrario, Bankitalia ha stimato che il beneficio sul Pil determinato dal taglio della pressione fiscale ai redditi medio-basi arriverà allo 0.1% in un biennio. La manovra di bilancio di fine anno si annuncia particolarmente gravosa, ed il governo dovrà scegliere se rimanere nei parametri europei, accentuando ancora di più tagli che si annunciano piuttosto rilevanti, alla spesa pubblica oppure al generoso sistema delle detrazioni fiscali, le cosiddette tax expenditures, oppure sforare il deficit del 3% che già ora appare piuttosto improbabile da rispettare.

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