Senza unità a sinistra Renzi non può “cambiare verso” all’Europa

sabato, 19 luglio 2014

Ieri Matteo Renzi ha avuto la pessima idea di pranzare col premier conservatore greco Samaras rifiutando invece il colloquio che gli aveva chiesto Alexis Tsipras, anche lui in visita in Italia. Forse non è una scelta di campo consapevole, ma rischia di apparire tale nel momento più sbagliato. Basta leggere l’intervista concessa a un giornale tedesco dal nuovo commissario europeo agli affari economici, il finlandese Jyrki Katainen (nella foto). Durissimo nel respingere preventivamente ogni richiesta italiana di allentamento dei vincoli di bilancio, con la motivazione che prima dobbiamo ingoiare le medicine amare così come si erano impegnati a fare i governi di Monti e Letta.
I primi passi del semestre di presidenza italiana in Europa sono stati contraddistinti da un fuoco di sbarramento preventivo, come dimostra anche l’insuccesso della candidatura Mogherini. Per ora Renzi non ha ottenuto nulla e si è preso delle porte in faccia. Fargliene una colpa sarebbe ingeneroso perchè deve fronteggiare un fronte dell’austerità nordica agguerritissimo. Ma bisognerebbe che almeno da tattico qual è convenisse su un punto: per avere qualche chance di “cambiare verso” all’Europa non c’è che la strada dell’unità delle forze di sinisra. A cominciare dalla Grecia, dove l’anno prossimo Tsipras sfiderà Samaras, e il Pse dovrà decidere se -in difesa delle larghe intese a Bruxelles- snaturarsi fino al punto di appoggiare il premier asservito alla Troika o indicare una via alternativa.

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