Se vi sono irregolarità nelle firme della lista Chiamparino e nel collegio di Cuneo, per carità, è opportuno che il Tar e la Procura della Repubblica indaghino. Il fatto che Sergio Chiamparino abbia conseguito un successo elettorale inequivocabile di per sè non basterebbe certo a giustificare abusi e brogli eventuali. Lo dicemmo a suo tempo per Formigoni in Lombardia, vale anche nella regione Piemonte. Ma la pretesa di Mario Borghezio, firmatario dell’esposto leghista, di parificare la scandalosa vicenda che precedette la risicatissima vittoria di Roberto Cota con quella riguardante il governatore in carica, è un’offesa all’intelligenza dei cittadini. Cota sorpassò per un pelo la Bresso ricorrendo a liste farlocche, irregolarmente compilate. E probabilmente se la sarebbe cavata lo stesso (il Pd inizialmente rinunciò a presentare ricorso) se non fosse precipitato in una spirale di scandali e malgoverno culminata nell’abbuffata di Rimborsopoli. Oggi la situazione è completamente diversa, la volontà espressa dagli elettori inequivocabile. Ben vengano le indagini ma per favore evitiamo paragoni assurdi.