Il referendum costituzionale sulle riforme voluto da Renzi e i limiti dell’articolo 138

venerdì, 25 luglio 2014

Il governo Renzi intende sottoporre il Disegno di legge costituzionale Boschi attualmente in esame al Senato. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, e diversi giornali hanno riportato la sua intenzione, cristallizzata in un tweet di Maria Elena Boschi.

 

Il referendum confermativo per le riforme costituzionali non è è obbligatorio, ma è possibile solo se  la revisione è approvata con una maggioranza inferiore  ai 2/3 alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. Ecco il testo dell’articolo 138.

«Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.187 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogoreferendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti».

 

Teoricamente, visti i numeri delle forze politiche che sostengono le riforme costituzionali, la maggioranza allargata a Forza Italia sarebbe in grado di superare il limite dei 2/3, alla Camera così come al Senato, anche contando un numero contenuto di defezioni. Le dichiarazioni del presidente del Consiglio e del ministro Boschi sembrano alludere ad un possibile sfaldamento della maggioranza, visto l’assertivo “comunque” twittato dalla responsabile del dicastero delle Riforme. Il referendum confermativo promosso dalle forze che hanno approvato la revisione costituzionale è stato promosso nel 2001, quando il centrosinistra riformò il Titolo V ora sottoposto ad un’altra revisione. Fu la prima applicazione del referendum istituito dall’articolo 138, poi seguita dalla consultazione del 2006. Lo stesso dubbio è stato posto da Arturo Parisi su Twitter, mentre Gaetano Quagliarello ha rivendicato come il governo abbia accolto l’emendamento di Ncd che modificava l’articolo 138 per far svolgere sempre il referendum confermativo. Proposta che però entrerebbe in vigore dopo l’approvazione della revisione costituzionale.

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