La domanda del ventesimo giorno: è servito a Israele avere un governo di destra?

martedì, 29 luglio 2014

La politica italiana si è ridotta davvero a piccola cosa di fronte all’incendio sulla sponda sud del Mediterraneo. Giunti al ventesimo giorno di combattimenti a Gaza, che si ripetono secondo uno schema inesorabile senza sviluppi significativi, senza che sia diminuita la capacità palestinese di sparare razzi su Israele e di tentare infiltrazioni terroristiche, la domanda che viene spontanea è la seguente: forse che è servito a qualcosa che in Israele -da molto anni ormai- governasse la destra, indisponibile a ogni trattativa e a ogni concessione territoriale? L’accumulo di armi e lo scavo di tunnel è stato forse limitato dall’intransigenza di Netanyahu e dei suoi alleati di una destra ancor più radicale?
L’unico effetto di questa guerra è difenderla ancora più estrema, nell’illusione che infischiarsene del contesto internazionale e rendere spietata l’azione militare resti l’unica via d’uscita: distruzione totale del nemico, e pazienza se si fa ostaggio della popolazione civile. In sintesi, il governo di destra non è servito a rendere più sicuro Israele. In compenso può trascinarlo in un’avventura senza ritorno.

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