L’Argentina vicina al default sul debito dei fondi speculativi Usa

martedì, 29 luglio 2014

Allo scadere della mezzanotte del 30 luglio l’Argentina farà un nuovo default, il terzo nel giro di pochi anni, se non salderà la tranche da 1,33 miliardi di dollari con il gruppo di hedge fund che ha sconfitto il governo di Buenos Aires davanti alla magistratura americana. Una sentenza della Corte d’appello federale di New York, mantenuta dalla Corte Suprema, ha ordinato il blocco di ogni pagamento ai creditori che hanno accettato i concambi finchè non ci sarà un accordo con i hold out, il gruppo di hedge fund che controllava il 6% del debito argentino che non ne ha accettato i termini della ristrutturazione. In questo modo la sentenza ha congelato oltre 500 milioni di dollari depositati dal governo di Buenos Aires su conti della Bank of New York Mellon presso la Banca centrale argentina. Senza un accordo con i fondi speculativi il paese sudamericano non salderà il suo debito, così da scivolare verso un default, tecnico questa volta, che ne minerà la credibilità sui mercati internazionali. Per ovviare a questo problema l’Argentina ha saldato una tranche da 642 milioni di dollari con il cosiddetto Club di Parigi, l’organizzazione informale di 20 tra gli Stati economicamente più avanzati che gestisce operazioni di ristrutturazione del debito estero. L’Argentina deve  complessivamente 9,7 miliardi ai paesi, tra cui c’è anche l’Italia, racchiusi nel Club di Parigi, e questo pagamento appare mirato al non rispetto della sentenza della magistratura statunitense. Il governo di Buenos Aires teme che il pagamento del 100% del suo debito non ristrutturato possa favorire molteplici richieste da chi aveva accettato i concambi. Il mediatore Daniel Pollack sta cercando un’intesa sempre più difficile tra i rappresentanti del governo e i fondi speculativi, che offrono un pagamento a rate ma non cedono sull’intero ammontare del debito da saldare. Entro poche ore si chiarirà l’esito della trattativa, e visto quanto successo in queste settimane la possibilità di un nuovo default argentino appare piuttosto concreta.

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