La sporca guerra che ormai Netanyahu non riesce più a fermare

venerdì, 1 agosto 2014

Hamas non ha alcun interesse a concordare dei cessate il fuoco, se non per violarli e trascinare Israele dentro a una spirale di morte da cui diviene sempre più difficile venire fuori. Sarà un sabato di guerra e distruzione e lutto per la popolazione di Gaza. Sarà un sabato che Israele vivrà nella costernazione asimmetrica per la sorte del suo ufficiale di 23 anni, Hadar Goldin (nella foto), caduto prigioniero in mani nemiche. Lo so che il conto dei morti è incommensurabile, ma la diversa sensibilità dei gruppi dirigenti nella salvaguardia dei propri uomini (o viceversa nell’esaltazione del cosiddetto “martirio”) scavano ulteriormente il fossato della contrapposizione assoluta. La verità è che Israele dovrebbe fermarsi, assodato che la distruzione di Gaza non risolve il problema della sua sicurezza. Ma ad ogni azione efferata di Hamas corrisponde un impedimento ulteriore alla resipiscenza di Netanyahu, prigioniero dell’estremismo da lui stesso alimentato e ora subìto. Il premier israeliano dovrebbe avere un coraggio eccezionale per dire “basta, ora fermiamoci”. Temo che questo coraggio non ce l’abbia.

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