Sfida a Juncker, la rottamazione come politica europea

venerdì, 1 agosto 2014

Nessuno potrà accusare Renzi di incoerenza ora che trasferisce il suo “o la va o la spacca” da Roma a Bruxelles, confermando per iscritto che vuole Federica Mogherini al posto di comando della politica estera europea. E’ uno sgarbo nei confronti del presidente Juncker questa dichiarazione scritta in cui non gli viene lasciato alcun margine di manovra. Ma è anche un azzardo calcolato da parte di un premier che ha convenienza a caratterizzarsi per un continuo braccio di ferro con l’Ue, viste le difficoltà economiche e visti gli scarsi risultati dell’europeismo dei suoi predecessori Monti e Letta.
Insistendo sulla “giovane” Mogherini, il premier italiano sa bene di evidenziare quanto sia vecchio il presidente lussemburghese della Commissione. E suppongo la cosa non gli dispiaccia, anche se potrà trarne vantaggi solo nella politica nostrana, ben più difficilmente la rottamazione farà proseliti oltreconfine.
Resta l’amarezza di constatare come queste manovre di palazzo ritardino la formazione di un solido governo europeo proprio nel momento in cui ce ne sarebbe più bisogno: la crisi libica sta precipitando con gli islamisti che assumono il controllo di Bengasi. Per l’Italia questo diventa il confine più caldo.

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