Il patto Renzi-Berlusconi non riesce a scandalizzarmi, fa solo chiarezza

martedì, 5 agosto 2014

E’ dalla fine del 2011 che l’Italia viene governata con maggioranze trasversali di “larghe intese”, sollecitate e garantite dal Quirinale. Matteo Renzi finse di scandalizzarsene quando doveva ancora conquistare la guida del Pd, ma, da politico iperrealista qual è, non appena diventato segretario subito ha deciso di adeguarsi. A modo suo. Chiamando (a Canossa) Berlusconi nella sede del partito che fino al giorno prima accusava di essere comunista e illiberale. E lì al Nazareno offrendogli la sopravvivenza politica come padre-padrone della destra italiana, grazie a una legge elettorale bipolare maggioritaria in cui i capi delle coalizioni decidono chi far eleggere e chi no.
Punto. Basta e avanza. Tutte le altre sono congetture. Sono critico con Renzi su molti aspetti della sua politica, ma questo non mi pare nè un errore nè un’infamia. Può dispiacermi il tramite di questo patto, Denis Verdini, ma la sua sostanza è un riconoscimento dei rapporti di forza meno ipocrita e più funzionale rispetto ai tempi di Bersani e Letta.
Si diceva che l’incontro del Nazareno avrebbe salvato un Berlusconi altrimenti destinato al definitivo isolamento. A parte il fatto che non gli ha impedito di decadere da senatore, a parte il fatto che la destra dopo Berlusconi non garantisce di essere migliore, a parte il fatto che Forza Italia si è indebolita elettoralmente dacché vige il “patto”, vogliamo dirci sottovoce che lo spauracchio Berlusconi a Renzi continua a servire?

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