Renzi cerca lo scontro coi sindacati sullo Statuto dei Lavoratori: un riformismo affannoso e scentrato

mercoledì, 13 agosto 2014

Un riformismo affannoso e scentrato, dopo la Costituzione sta per prendere di mira lo Statuto dei Lavoratori. Quella di Angelino Alfano -abrogare l’articolo 18 entro fine agosto- era certo una boutade velleitaria ma evidentemente orecchiata dalle parti di Palazzo Chigi. Giunge infatti direttamente da Renzi la dichiarata intenzione di revisionare per intero in autunno lo Statuto dei Lavoratori entrato in vigore nel lontano 1970.
Temo che il premier sia soprattutto in cerca di capri espiatori per scaricare su altri il peso di una situazione economica fuori controllo. Lo Statuto dei Lavoratori è un falso problema. Già oggi viene aggirato con mille espedienti legali e illegali estendendo a dismisura l’area del precariato. Imputargli il deficit d’iniziativa imprenditoriale e la mancata creazione di nuovi posti di lavoro, è una fanfaluca propagandistica. La cosiddetta “flessibilità” è già stata estesa, da ultimo col decreto Poletti, da tutti i governi precedenti, di destra, di sinistra o tecnici. La verità è che a Renzi fa comodo cavalcare in autunno l’impopolarità di cui sono oggetto le confederazioni sindacali. Ma se così fosse, parlerei di un calcolo elettoralistico di corto respiro. Le riforme necessarie sono ben altre, e altri sono i tabù aggirati. Per esempio il tema degli orari di lavoro, di una reale cooperazione, di un più incisivo ruolo dello Stato dentro a un’economia priva di iniziativa privata all’altezza.

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