Mario Draghi non è certo un interlocutore fragile com’era Silvio Berlusconi quando si recò a Canossa nella sede Pd del Nazareno. Stavolta è stato Renzi a scomodarsi, raggiungendo in elicottero nella campagna umbra di Città della Pieve il governatore della Bce che gli aveva trasmesso un brusco richiamo nei giorni precedenti. E il premier ha sperato invano di mantenere il segreto sull’appuntamento. Ma poichè, nonostante la giovane età, Renzi è un politico navigato, rapidissimo nel posizionarsi misurando i rapporti di forza, è lecito immaginare che il “patto dell’elicottero” possa trasformarsi nel giro di un anno in qualcosa di più. Azzardo una previsione, per quel che può valere. Non mi stupirebbe che Draghi possa venire eletto con voto trasversale alla presidenza della Repubblica, dopo le annunciate dimissioni di Napolitano. Il Quirinale diventerebbe così la sede di garanzia della disciplina italiana agli occhi della Commissione europea e dei mercati finanziari. E Renzi, a Palazzo Chigi, poco importa se volentieri o malvolentieri, si adeguerebbe. In fondo per lui è meglio Draghi al Quirinale, supervisore della nostra politica economica, rispetto a un commissariamento della Troika. Il male minore…