La vicenda terrena dell’avvocato olandese Henk Zanoli sembra la trama di un romanzo. Durante l’occupazione nazista, insieme alla madre, nascose un bambino ebreo per due anni, dal 1943 al 1945, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Suo padre intanto finiva i suoi giorni nel lager di Mathausen, dove i tedeschi lo avevano rinchiuso e torturato in quanto oppositore. Il bimbo ebreo salvato, emigrato in Israele, ottenne per Henk Zanoli e sua madre il riconoscimento di “Giusto fra le nazioni”, assegnato da Yad Vashem, un’istituzione sorta a Gerusalemme per onorare e perpetuare la memoria della Shoah. Nel frattempola figlia dell’avvocato Zanoli, entrata a far parte del corpo diplomatico olandese, sposa un palestinese la cui famiglia risiede a Gaza. Ha subito ben sei morti nel corso della recente offensiva israeliana, un lutto che ferisce profondamente il “Giusto”. All’età di 91 anni, nei giorni scorsi Henk Zanoli si presenta all’ambasciata d’Israele in Olanda e consegna la medaglia ricevuta da Yad Vashem, insieme a una lettera in cui definisce vergognosa l’offensiva su Gaza e a lui insopportabile il nuovo dolore causato alla sua famiglia.
Il gesto dii Henk Zanoli è per me dolorosissimo ma non posso che definirlo nobile. Esplicita una lacerazione che viviamo in molti. L’Israele che c’è offusca l’eterno Israele che è in noi.