E’ un papa che si distacca nettamente dalla nozione eurocentrica e occidentalista perseguita dai predecessori. E’ un papa che quando guarda alle guerre regionali in corso (anzi, alla “terza guerra mondiale a capitoli”) evita accuratamente di presentarsi solo come il difensore delle popolazioni cristiane. E’ il papa che mette al primo posto il dialogo interreligioso, come dimostra anche l’annuncio di un prossimo viaggio in Albania con lo scopo di benedire l’unità governativa lì raggiunta da musulmani, ortodossi e cristiani.
Tutto ciò spiazza chi ancor oggi ha cercato di incasellarlo come favorevole a un intervento militare occidentale per combattere l’espansione dell’Isis: Francesco chiede che gli interventi armati, di natura esclusivamente difensiva, vengano concordati nella sede sovranazionale dell’Onu. Ma soprattutto rifiuta lo schema che lo vorrebbe ridurre a portavoce degli interessi geopolitici dei cristiani.