Il vero mistero: perchè l’Arabia Saudita arma e finanzia l’Is?

giovedì, 21 agosto 2014

Abd Allah, il re dell’Arabia Saudita, ha appena compiuto 90 anni. Non si sa chi comandi davvero a Riad. La classe dirigente incredibilmente ricca e potente che custodisce il luogo più sacro dell’islam, la Mecca, rappresenta un enigma inquietante. L’occidente da decenni la considera un baluardo da sostenere e da armare. Un intreccio di investimenti finanziari la lega indissolubilmente alle nostre economie. Perfino Israele gioca di sponda -pur senza dichiararlo- con la dinastia che fronteggia l’Iran e (in contrasto col Qatar) vorrebbe debellare il movimento dei Fratelli Musulmani, tanto da isolare la stessa Hamas nella morsa di Gaza.
Eppure l’Arabia Saudita gioca su due tavoli. Da una parte il rapporto privilegiato con gli Usa. Dall’altro l’alimentazione di un islam salafita, estremista, fondamentalista e anche jihadista. Le milizie dell’autoproclamatosi califfo al-Baghdadi godono di un indiretto ma decisivo supporto di Riad. Mai rivendicato, ma neppure smentito.
L’impressione che ne traggo è la seguente: l’Arabia Saudita, consapevole che la ricchezza petrolifera non potrà garantirla in eterno e che la sua centralità strategica è provvisoria, sfida la declinante supremazia occidentale tenendosi pronta a cavalcare uno scenario alternativo di natura catastrofica: cioè la vittoria degli oscurantisti in un ribaltamento degli equilibri mondiali.
La Mecca resta così il simbolo di un’ambiguità islamica mai risolta. E l’Arabia Saudita si conferma spina nel fianco della stabilità internazionale. Il più infido degli alleati dell’occidente.

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