L’indulgenza della classe politica per le scalmane di Calderoli è un grave sintomo di assuefazione

mercoledì, 27 agosto 2014

In giro per la Roma politica senti solo parlar bene di Roberto Calderoli: abile conoscitore del regolamento quando presiede a Palazzo Madama, tessitore diplomatico di accordi trasversali, tecnico preparato in materia elettorale… Così il nostro si è ritagliato uno spazio che oltrepassa l’area leghista di appartenenza, quasi si trattasse di uno statista anzichè di uno specialista in intrighi di palazzo. Senza distinzione fra vecchia guardia (Anna Finocchiaro) e nuova guardia (Maria Elena Boschi) anche il Pd ama giocare di sponda con Calderoli. Resta così ignorata la voce di Cécile Kyenge che ancora ieri ricordava: “Calderoli mi perseguita”. Sì, proprio così, non è un’esagerazione. Il volgare razzista che già aveva provocato danni gravi fino in Libia con la sua t-shirt islamofoba esibita al Tg1, e sempre in tv aveva ironizzato sul colore della pelle di Rula Jebreal, prima di dare dell'”orango” a un ministro della Repubblica, mai -dico mai- ha ricevuto una seria pressione per rimuoverlo dagli incarichi istituzionali che ricopre.
Capisco che in Italia non c’è niente di peggio che passare per poco spiritosi, ma dopo l’ennesima uscita di Calderoli sul padre della Kyenge, è desolante constatare l’assuefazione della nostra classe politica a questa violenza travestita d’ironia.

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