Minacciare Putin con la Nato e l’embargo non risolve la crisi ucraina

venerdì, 29 agosto 2014

Se davvero il riflesso condizionato di Obama di fronte all’aggressività del nazionalismo russo sarà quello di riposizionargli contro i missili della Nato, con base nelle repubbliche ex-sovietiche, i pericoli per la pace e la stabilità in Europa aumenteranno. Temo che abbia ragione Paul Krugman quando descrive un Putin “costretto” a fare la guerra in Ucraina sia dal richiamo esercitato su di lui dalle popolazioni russofone di quel paese storicamente lacerato, sia dalle difficoltà interne della sua economia che ha interrotto la crescita del benessere. Fare la guerra per Putin rischia cioè di essere il male minore. E temo che abbia ragione Marek Halter quando sollecita l’Europa a un dialogo diretto con Mosca senza pregiudizi sull’eventualità che il mosaico di quello che fu l’Impero zarista e poi l’Unione Sovietica recuperi forme di associazione federativa. Umiliare le grandi potenze si è sempre rivelato un errore. Putin è un capo spregiudicato e autoritario, come tale pericoloso, ma non è un criminale genocida. Con Mosca bisogna trattare, non limitarsi a minacciare un revival di guerra fredda.

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