Donald Tusk, il leader della nuova Europa

domenica, 31 agosto 2014

La nomina di Donald Tusk è stato l’esito più sorprendente del Consiglio europeo che ha completato i nuovi vertici delle istituzioni comunitarie dopo le elezioni dello scorso maggio. Il successore di Herman Van Rompuy non è infatti un poco conosciuto ex premier di un paese minore dell’Est, come lo erano i nomi di circolati nelle settimane scorse, bensì il leader di uno dei più grandi paesi europei, la Polonia. Varsavia ottiene così, dopo la presidenza del Parlamento europeo, un incarico potenzialmente molto rilevante, che testimonia il peso crescente della sesta nazione UE per popolazione. Il profilo di Tusk potrebbe infatti garantire alla presidenza del Consiglio europeo la forza politica che è mancata completamente sotto la guida di Van Rompuy. L’ex premier belga, come Barroso, ha preferito adeguarsi al possente ritorno del metodo intergovernativo favorito dallo scoppio della crisi economica e dello stop all’approfondimento comunitario, culminato nella bocciatura della Costituzione per l’Europa nei referendum di due paesi fondatori quali Francia e Paesi Bassi. Ai vertici UE ora ci sono tre personalità sicuramente di maggior spessore rispetto ai loro predecessori, Mogherini e Ashton incluse. Donald Tusk, definito da Angela Merkel un convinto europeista, non è però un federalista come Jean-Claude Juncker, ed ha in mente un’Unione Europea che può piacere molto anche a David Cameron. Nonostante il recente scontro sull’immigrazione e sui limiti alla libera circolazione per i cittadini dell’Est Europa, il premier britannico condivide con Tusk l’approccio liberale all’economia, così come un ferreo atlantismo. La vicinanza agli Usa è l’elemento che maggiormente caratterizza il blocco orientale, che ha voluto esser rappresentato dal suo leader più importante. I paesi dell’Est, con in consenso di Angela Merkel, hanno così ottenuto la nomina dell’unico premier polacco capace di essere confermato alla guida del paese dalla fine del comunismo. Dal 1989 ad oggi la Polonia, un po’ come gli altri paesi dell’ex patto di Varsavia, con l’eccezione dei baltici, è stata caratterizzata da una forte instabilità, cambiando 13 primi ministri in poco meno di 20 anni. La stabilità è arrivata con l’avvento al potere di Donald Tusk, leader dei centristi di Piattaforma Civica, che hanno riportato il paese nel consesso europeo dopo gli strappi dei gemelli Kaczy?ski.  Il premier ha ottenuto un ampio consenso, conquistando anche i molti voti persi dalla sinistra dopo gli scandali di corruzione che travolsero gli esecutivi socialdemocratici di inizio millennio. La Polonia è l’unica grande nazione continentale, insieme alla Germania, a non aver subito contraccolpi eccessivi dalla crisi economica. Lo sviluppo registrato in questi anni ha rafforzato la credibilità di Varsavia, che ora ottiene  un incarico che potrebbe trasformare Tusk nel leader continentale di maggior profilo insieme alla Merkel e a Draghi. Il Trattato di Lisbona è stato vago nel definire le competenze del presidente permanente del Consiglio Europeo, un ruolo che aveva un profilo significativo nella Costituzione poi bocciata. Van Rompuy ne ha dato un’interpretazione  da alto funzionario, come voluto dalle cancellerie europee. La nomina di Tusk ha inoltre confermato ancora una volta il ruolo egemone di Angela Merkel, che, dopo aver imposto Juncker tra molte difficoltà, è riuscita a riconciliarsi con la Gran Bretagna e l’Est Europa proponendo per la successione di Van Rompuy il leader di uno dei paesi più vicini alla Germania, non solo geograficamente.

 

 

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.