Il Museo della Shoah di Roma dirottato “a sua insaputa” in un Centro commerciale

lunedì, 1 settembre 2014

Ennesimo pasticciaccio brutto alla Comunità Ebraica di Roma, il cui presidente Riccardo Pacifici esaspera a fine mandato la sua leadership personalistica, bruciando un progetto culturale con dietro anni di lavoro. Si tratta del Museo nazionale della Shoah, ancora inesistente in Italia, un paese che pure ha conosciuto la vergogna della deportazione dopo quella delle leggi razziali. Un progetto approvato fin negli ultimi particolari e negli ultimi stanziamenti, destinato a una collocazione densa di significato: nel parco di Villa Torlonia a Roma, dove alloggiò Benito Mussolini durante il ventennio della dittatura fascista, e dove si conservano due grandi catacombe ebraiche. Scavalcando il presidente della Fondazione Museo della Shoah, Leone Paserman, che si è dichiarato ignaro del fatto compiuto, qualcuno ha deciso che tale meditato progetto di rilievo nazionale poteva essere cestinato, per dirottare il futuro Museo in un Centro commerciale di lusso dell’Eur rimasto vuoto, in piazza Marconi. Accordo estivo fra l’assessore ai Lavori pubblici della giunta Marino, Paolo Masini, e il succitato Pacifici. Con la promessa di inaugurare il tutto nel gennaio 2015 per il settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz. Come? Non si sa. Comunque improvvisando in pochi mesi una struttura e gli allestimenti, facendosi scudo della comprensibile fretta manifestata per iscritto da Piero Terracina, sopravvissuto alla Shoah. E pazienza se col presidente del Museo si calpesta pure l’impegno di anni dell’architetto Luca Zevi, autore del progetto, anch’egli come Paserman tenuto all’oscuro del fatto che Pacifici si stava mettendo d’accordo col Comune per fare altrimenti. E pazienza la riflessione pubblica, il dimensione culturale condivisa, i milioni già spesi e gli altri già stanziati. Vince la fretta, il risultato da sbandierare qui e subito, per reciproca convenienza. In vista delle prossime elezioni e dei prossimi spazi da occupare. (nella foto, il progetto del Museo come doveva e avrebbe potuto essere, una cosa bella per Roma e per l’Italia chiamate invece a accontentarsi di un Centro commerciale)

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