Quanto consenso riscuotono i tagliagole dell’Is fra i musulmani d’Italia?

martedì, 2 settembre 2014

Fa impressione il silenzio, non so quanto dovuto a paura e quanto a reticenza, dei vari portavoce islamici italiani sull’aggressione perpetrata in Iraq e in Siria da miliziani che si richiamano a una pseudo-ortodossia, guidati addirittura da un sedicente Califfo (cioè erede del Profeta). Se non i crimini compiuti da costoro in nome di Allah, possibile che neanche l’appropriazione blasfema di un titolo sacro da parte di Abu Bakr al-Baghdadi, abbia smosso personalità musulmane solitamente assai loquaci? Possibile che non abbiano organizzato una manifestazione di denuncia, un appello di solidarietà per i prigionieri atrocemente giustiziati, le donne sequestrate, le altre confessioni religiose perseguitate?
Sento dire che la prima esigenza dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane), una galassia associativa che fa sostanzialmente capo ai Fratelli Musulmani, resterebbe quella di condannare il bombardamento israeliano su Gaza. Cioè la solita storia: Israele nemico principale, l’Is “compagni che sbagliano”? Non sarà che i portavoce islamici d’Italia abbiano riscontrato, tra i frequentatori delle moschee, un consenso diffuso per i tagliagole criminali tale da sconsigliare loro una solenne dissociazione pubblica? Non voglio crederci, non vorrei ingigantire l’area dei simpatizzanti che da lontano osservano con benevolenza l’orrore perpetrato come si trattasse di una vendetta di cui godere. Ma se anche così fosse, a maggior ragione, ci aspettiamo da leader degni di questo nome che avviino una pubblica sfida culturale, anzichè rimanere culturalmente subalterni ai codici dell’oscurantismo.

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