Ennesima replica del ritornello di Ferrara: “Armiamoci e partite!”

venerdì, 5 settembre 2014

Chissà se un giorno Giuliano Ferrara, a furia di rilanciare triti appelli per fare nuove crociate contro l’Islam, non parta davvero a combattere per liberare l’Occidente dal pericolo musulmano. Probabilmente si stupirebbe di quante dittature islamiche, una definizione non proprio precisa, visto il carattere dinastico di quelle monarchie dispotiche, ospitino basi militari statunitensi. Una delle tante contraddizioni in cui cade la chiamata alle armi contro l’Islam fatta oggi da Ferrara in un editoriale del suo giornale,  che si può leggere integralmente sul sito del Foglio. Nel testo c’è la consueta retorica da guerra di civiltà, cristallizzata magistralmente nella conclusione finale dell’appello. ” E’ un crudele gioco di intimidazione in cui la palma della vittoria in battaglia è già conquistata dall’islam, la religione che ha tappato la bocca a un Papa di Roma, che ha reso riluttante e timido un potere imperiale e internazionalista come quello americano. So di dire qualcosa di sconcertante, ma non si risponde a questa altezza di sfida e a questa brutalità santificante con lo stato di diritto, con un’idea di polizia internazionale, con la denuncia della violenza; l’unica risposta è in una violenza incomparabilmente superiore”. Un finale tanto evocativo quanto manieristico, con la retorica che fa tanto 11 settembre e neocon che evidentemente suscita in Ferrara emozioni che ormai Berlusconi ha smesso di fargli provare. Figuriamoci un presidente democratico che compie azioni militari contro il terrorismo praticamente dal primo giorno del suo mandato, per diversi anni coordinate dal Segretario alla Difesa di Bush, e che ha lanciato un appello all’Europa per rafforzare le spese negli armamenti solo l’altro giorno. Troppo poco, ci vuole un’altra guerra di religione in nome del “nostro Dio”, “incarnato, crocifisso, umile e grande, e noi lo abbiamo per giunta abbandonato per la fitness; ci si oppone un Dio che è profezia, è mistica, è politica, è scisma, il Dio degli infedeli d’antan (non noi ma i Saracini), un Dio che nessuno di loro abbandona, non i cosiddetti moderati, non i sauditi wahabiti, non gli sciiti, non i sunniti califfali, non i “laici” e i Fratelli (si ammazzano per decidere come ammazzarci, al massimo)”. Amen, chiusura mistica e religiosa che sicuramente sarà apprezzata da chi vuole rivivere in eterno l’ebbrezza di Lepanto.

 

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