Pd emiliano: si massacrano nelle segrete stanze e poi danno la colpa ai magistrati

mercoledì, 10 settembre 2014

Se questi sono i “renziani”, della prima o della seconda ora, viene voglia di invocare: rottamateli tutti!
Chiunque abbia seguito con un minimo d’attenzione gli avvenimenti dalle dimissioni di Vasco Errani in poi, non potrà cadere nella trappola tipicamente berlusconiana dello scaricabarile sulla magistratura, colpevole di presunta giustizia a orologeria. Ma va là! L’inchiesta sui presunti rimborsi illegali alla regione va avanti da tempo, non ci sono scheletri nell’armadio, Matteo Richetti non avrebbe rinunciato alla corsa per un’indagine comunque non infamante. Ha rinunciato quando si è accorto di avere già perso in anticipo, tradito da molti pseudo-ribelli lesti a rientrare nel nuovo equilibrio di potere stipulato in Emilia Romagna. Stavolta all’ombra di Renzi, ma sempre uguale e comprensivo di tutti quelli che contano. Pessime le allusioni di Bersani, frasi smozzicate, annunci di sorprese nell’aria. Messaggio subliminale: qui in Emilia chi si candida senza il mio consenso va ancora a sbattere, non importa se e quanto renziano di quale ora.
Non so cosa deciderà Stefano Bonaccini. Praticamente l’abbiamo saputo dall’avvocato di Matteo Richetti che c’era anche lui fra gli indagati (altro che giustizia a orologeria). Neanche per lui l’indagine è di quelle che distruggano la reputazione. La appanna parecchio, viceversa, questo dipendere sempre da altri nelle scelte che dovrebbero essere personali, come se il bene supremo dell’interesse di partito avesse un luogo di custodia ignoto a noi persone comuni.
Il Partito Democratico emiliano romagnolo, o meglio ciò che ne resta, evidenzia i pericoli della politica al tempo di Renzi: la riduzione a sistema di potere dilaniato da personalismi esasperati. Da bravi renziani coerenti, provvedano all’autorottamazione senza dimenticare di pagare le spese per il disturbo.

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