Eni: le nomine “continuiste” del governo rottamatore

giovedì, 11 settembre 2014

Lo scrissi nei giorni del rinnovo degli incarichi di vertice di tante società pubbliche (Eni, Enel, Federmeccanica, Terna, ma non dimentichiamoci pure l’Ilva): Matteo Renzi fa il rottamatore là dove gli conviene sostituirsi al potere che lo precedeva; ma dentro all’establishment di lungo corso si muove con molta maggior prudenza. Al massimo opera delle rottamazioni apparenti, ovvero dei morbidi avvicendamenti generazionali che non mutano la sostanza e i metodi della gestione. Ne è riprova lampante quanto emerge -al di là delle responsabilità penali ancora da chiarire- nell’inchiesta sulle presunte tangenti Eni in Nigeria. Si capisce cioè che il successore di Paolo Scaroni, cioè l’attuale amministratore delegato Claudio Descalzi, già da anni intratteneva relazioni informali con gli stessi intermediari fra i quali spicca il solito Luigi Bisignani. Cioè il piduismo praticato su vasta scala in una rete collaudata di confidenze internazionali, molto ben lubrificata. Qualcuno obietterà: così va il mondo quando tratti di petrolio e per giunta con paesi ancor più corrotti del nostro. Sarà pure così, anche se ufficialmente lo si negava, ma almeno risparmiateci la favoletta del rinnovamento.
Ora è chiaro che Descalzi è stato nominati all’Eni in totale continuità con i segreti e i metodi del predecessore. Renzi o chi per esso (Marco Carrai?) non potevano non saperlo, così come non possono ignorare il ruolo cruciale del lobbista che tiene insieme da decenni queste figure del potere, ovvero Luigi Bisignani. Quando i rottamatori fanno i continuisti, la loro furbizia non basta a ricoprirli.

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