Le farneticazioni complottiste diffuse nell’Islam nostrano sui tagliagole dell’Is

domenica, 14 settembre 2014

Il terzo prigioniero innocente sgozzato come un capro espiatorio, lo scozzese David Haines, incombe su di noi. Il video del suo omicidio viene diffuso dai tagliagole miliziani dell’Is per terrorizzarci, certo, ma soprattutto per riscuotere ammirazione e obbedienza tra i fedeli musulmani. Tale feroce imposizione di sè come nuovo Islam autentico che calpesta e rimpiazza le altre forme di Islam esistenti, con la sua violenza ammutolisce chi dovrebbe denunciarne la blasfemia e scomunicarlo. I portavoce più rappresentativi delle comunità islamiche italiane, nei loro generici comunicati di condanna, quasi mai citano direttamente l’Is. C’è reticenza nel nominare l’oggetto della propria critica, non so se per timore di ritorsioni o per l’effetto “album di famiglia” così ben descritto da Rossana Rossanda ai tempi del “partito armato” di sinistra. Ma il dato più sintomatico è la tendenza a rifugiarsi nella divagazione, quando si tratterebbe di lanciare una sfida pubblica durissima contro un criminale autoproclamatosi erede del Profeta.
La divagazione più classica è anteporre sempre la denuncia dei crimini di guerra israeliani a ogni giudizio su quanto sta avvenendo fra Irak e Siria. Ma la più subdola che fiorisce nei blog islamici è la liquidazione dell’Is e del suo jihadismo criminale come opera degli Usa e del Mossad. La solita teoria complottista, suffragata da elementi oggettivi radunati a casaccio: per esempio, è vero che paesi del Golfo oggi aderenti alla coalizione anti-Is ne favorirono la nascita, ma da qui a trarne la prova di un complotto pianificato dall’inizio… Ma loro la traducono così: “Come ha fatto l’Is a prendere mezzo Irak e mezza Siria, tranquilli tranquilli? C’è qualcosa che non quadra”. Si finisce per negare ciò che non si vuole accettare, e cioè che questo jihadismo criminale è germogliato e si è consolidato all’interno del mondo musulmano, e non ne rappresenta un corpo estraneo. Come dimostrano anche i numerosi reclutamenti di volontari nelle nostre moschee, altro tema su cui vige l’omertà assoluta.
Comincio a disperare che si esprima tra i fedeli musulmani italiani o residenti in Italia una voce forte e autorevole di contrapposizione ai criminali. Temo che il linguaggio e le argomentazioni di questi criminali ideologicamente abbiano imposto una sorta di egemonia culturale anche su coloro che non li seguono, ma si adeguano rassegnati.

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