In Svezia e Germania sfonda la destra anti stranieri e anti Europa

lunedì, 15 settembre 2014

La Svezia torna ad essere guidata dalla socialdemocrazia, ma il vero vincitore delle elezioni per il Riskdag svoltesi domenica 14 settembre è la destra anti stranieri alleata di Grillo e Farage nel Parlamento europeo. I Democratici della Svezia, partito associato in passato con movimenti neonazisti scandinavi, hanno quasi triplicato i voti rispetto alle elezioni del 2010, diventando la terza forza del paese grazie a posizioni radicali contro l’immigrazione e l’Unione Europea. Il successo di Swerigedemokraterna ha terremotato il sistema politico svedese, tanto che potrebbe nascere un governo di larghe intese guidato dai socialdemocratici a causa del sostanziale potere di blocco della destra anti stranieri, che ha ottenuto una percentuale inaspettata alla vigilia, il 13% dei consensi. Il primo ministro Fredrik Reinfeldt, leader dei Moderati, il partito più importante del centrodestra svedese, ha ammesso la sconfitta, arrivata dopo otto anni di positiva gestione dell’economia. I tagli al Welfare e la crescita economica attenuatasi con lo scoppio dell’eurocrisi hanno però favorito l’alternanza di governo, che caratterizza la Svezia da ormai diversi decenni. A poche centinaia di chilometri dalla Svezia anche in Germania il vero vincitore della tornata elettorale sono stati i no euro di Alternative für Deutschland. La formazione nata l’anno scorso e che ha mancato di pochissimo l’ingresso al Bundestag nelle federali 2013 è entrata nei parlamenti statali di Brandeburgo e Turingia con un risultato superiore alla doppia cifra. Come per i Democratici della Svezia, anche in Germania i sondaggi avevano sottostimato la crescita elettorale della destra che si batte contro l’eccessiva presenza degli stranieri così come un’integrazione solidale dell’Europa. Vittorie elettorali che probabilmente favoriranno uno torsione conservatrice delle forze del Ppe come la Cdu di Angela Merkel che al momento esprimono la maggioranza relativa delle istituzioni comunitarie, sia sui temi economici che su quelli relativi alla gestione dell’immigrazione. Il partito della cancelliera è stata la formazione tradizionale ad aver ottenuto i migliori risultati alle elezioni statali di Brandeburgo e Turingia, ma rischia in prospettiva di pagare maggiormente la crescita di Alternativa per la Germania. Angela Merkel ha imposto una strategia dell’isolamento dei no euro che non sta affatto pagando, e che rende nervosa l’anima più conservatrice della Cdu tedesca. Un consolidamento di AfD nel sistema politico tedesco rischierebbe di “impallare” ulteriormente la dialettica tra centrodestra e centrosinistra, replicando a destra quanto successo alla Spd con l’esplosione della Die Linke. Dall’affermazione del nuovo partito fondato da sinistra postcomunista della Ddr e fuoriusciti dalla socialdemocrazia guidati da Lafontaine la Spd non è più riuscita a riprendere il ruolo di alternativa di governo alla Cdu/Csu ora guidata da Angela Merkel. Una prospettiva di instabilità che appare ancora lontana per la Germania, mentre si è palesata con grande forza in Svezia.

Su Giornalettismo ulteriore approfondimento su questa tornata elettorale nel Nord Europa.

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