Renzi rilancia legislatura dei 1000 giorni puntando su crescita e riforma del lavoro

martedì, 16 settembre 2014

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è intervenuto davanti alla Camera dei Deputati per svolgere un’informativa sulle attività di governo. Renzi ha elencato il programma dei mille giorni, rivendicando l’azione svolta finora e ribadendo come l’attuale esecutivo prosegua le sue attività per aiutare l’Italia ad uscire dalle sue difficoltà.  Il presidente del Consiglio ha rimarcato di non aver paura ad introdurre riforme capaci di minarne il consenso. Difficoltà parzialmente ignorate nel discorso, visto che le notizie più negative sull’andamento dell’economia e sul peggioramento dei conti pubblici, che hanno provocato tensione all’ultimo Ecofin, non sono state neppure citate. Le priorità per stimolare la crescita sono la riduzione delle tasse così come una riforma del mercato del lavoro, tratteggiata su quello che un tempo si sarebbe definito “modello Ichino”. “Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non sarà quello di oggi. Io ritengo che non ci sia cosa più iniqua in Italia di un diritto del lavoro che divide i cittadini in cittadini di serie A e di serie B. Se sei un partita iva non conti niente. Se sei un lavoratore di un’azienda sotto i 15 dipendenti, non hai alcune garanzie. Se stai sopra sì. Questo è un mondo del lavoro basato sull’apartheid. Le regole sul lavoro vanno ridotte, ma devono essere chiare”. No all’apartheid nel mercato del lavoro, ed  unificazione delle garanzie ora diverse tra chi ha un contratto a tempo indeterminato e chi no, accompagnata da una riforma degli ammortizzatori sociali con superamento della cassa integrazione. Renzi ha preso una posizione di parziale sfida al PD, annunciando un eventuale decreto legge nel caso non si trovasse un accordo sulla legge delega, al momento bloccata al Senato per divisioni su articolo 18. L’altro pilastro della strategia per promuovere la crescita è un’ulteriore riduzione delle tasse sul costo del lavoro.Un programma molto costoso dal punto di vista finanziario, che sarà affrontato con una riduzione della spesa pubblica concentrata sul taglio degli sprechi. Un’iniziativa che potrebbe suscitare più di una perplessità a Bruxelles, considerando che la contrazione del Pil nel 2014, peggiore del previsto, provocherà un aggravamento del nostro deficit. Sul punto Renzi ha preferito tacere, ma pare logico attendersi una messa in discussione del vincolo del deficit al 3%. L’ironia sul nome del Patto di Stabilità e Crescita, con il secondo presupposto ignorato dall’Europa, è parso in questo senso una sorta di anteprima.  Per il presidente del Consiglio l’UE dovrà promuovere una strategia di supporto agli investimenti, con l’annunciato piano Juncker da 300 miliardi di euro così come coi finanziamenti della Bce che ora le banche dovranno erogare alle Pmi.  Renzi ha poi illustrato altri punti centrali dell’agenda dei 1000 giorni, come completamento della riforma della Pubblica amministrazione e delle modifiche istituzionali, con rapida approvazione della legge elettorale, rafforzamento della scuola e così via.  Grande rilievo è stato dato alla riforma della giustizia, tanto che l’unico ministro citato nel discorso è stato il Guardiasigilli Andrea Orlando. Il presidente del Consiglio ha rivendicato come alla fine del programma dei 1.000 giorni l’Italia tornerà ad avere un ruolo, a fare l’Italia.

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