Il nazionalismo scozzese può far simpatia ma segnala la disgregazione che incombe su di noi

mercoledì, 17 settembre 2014

Scorro l’elenco variopinto degli italiani che dichiarano di tifare per l’indipendenza della Scozia, nel referendum di domani, e per reazione mi scopro più unionista che mai. Non perchè confonda gli indipendentisti scozzesi con i leghisti nostrani (ci tengono a dirti che la loro è tutta un’altra cultura), non perchè sottovaluti il peso della storia o le legittime aspirazioni di una maggiore autonomia rispetto alle politiche conservatrici degli ultimi anni nel Regno Unito. Quel che mi fa paura è il sintomo. La concreta possibilità, cioè, che la perdita di autorevolezza e di fascino del progetto comune europeo si traduca in una deriva irresponsabile di disgregazione, nella quale anche i simpatici scozzesi del “yes” giocherebbero una parte rilevane: sarebbero il detonatore.
Qui non si tratta di negare il valore legittimo delle diverse nazionalità. Nego però che a ogni diversa nazione debba corrispondere uno Stato. Nazioni diverse possono convivere e progredire felicemente dentro la cornice di una sovranità statale allargata. Mi auguro, sempre più allargata. Fino agli Stati Uniti d’Europa. Non abbiamo quindi bisogno di uno staterello in più a complicarci un cammino già impervio.

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