Il don Rodrigo di Tradate sconfitto dall’amore, ora risarcisca lo Stato

martedì, 23 settembre 2014

Lieto fine per una vicenda manzoniana ambientata in quel di Tradate, comune della provincia di Varese. Correva l’anno 2008, in un’Italia a trazione forzaleghista sovreccitata nella “caccia al clandestino”, quando al municipio di Tradate giunse una coppia -lei italiana, lui albanese- con tutte le carte in regola per farsi sposare. Ma proprio la mattina del matrimonio il sindaco leghista Stefano Candiani (nella foto) non si accontentò di verificare i documenti prescritti, e cioè che nessuno dei due fidanzati fosse già sposato. Da cacciatore indefesso, Candiani pretese di controllare anche il permesso di soggiorno dello sposo, che non era in regola. Così, felice di potersi mostrare cattivo e guastafeste, non solo Candiani si rifiutò di celebrare le nozze, ma fece rinchiudere il malcapitato “clandestino” in un Cie, con successiva espulsione in terra d’Albania. Dove l’innamorata lo seguì e lo sposò, ponendo le premesse per il successivo ricongiungimento familiare in Italia.
Giustamente poi gli sposi si sono rivolti alla magistratura per farsi risarcire il danno di un sindaco che, abusando dei suoi poteri d’ufficio, rovinò quello che doveva essere il giorno più bello della loro vita. Nei giorni scorsi la Prefettura di Varese ha raggiunto un accordo di mediazione per limitare il danno economico provocato dal sindaco-gendarme: 8 mila euro più il pagamento delle spese legali, con tante scuse agli sposi bistrattati.
Nel frattempo il tristo don Rodrigo di Tradate -forse anche grazie alle sue imprese da aspirante bravo- è stato eletto senatore della Lega Nord. Rimane l’ultimo conto da saldare con lui. Mi auguro che lo Stato italiano voglia rivalersi del danno e faccia scucire al sindaco-senatore la somma dovuta ai Renzo e Lucia di Tradate. Anche se mi viene il dubbio che, pur di non aprire il portafoglio, il nostro si farà scudo dell’immunità parlamentare.

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