La riflessione di Michele Santoro sulla crisi dei talk ormai inflazionati

mercoledì, 24 settembre 2014

Domani giovedì 25 settembre 2014 ricomincia una nuova stagione di “Servizio Pubblico” su La7. Michele Santoro ha affidato al sito della trasmissione una riflessione, in cui si annuncia come questa sarà l’ultima stagione del programma. Il conduttore rivendica con orgoglio i brillanti risultati d’ascolto ottenuti nelle scorse edizioni, che hanno permesso a La7 di competere con le altre TV nazionali. “Servizio Pubblico” però chiuderà, perché la formula del talk show di approfondimento politico si sta ormai esaurendo. Lo dimostra il calo di domanda da parte del pubblico, che si nota dalla flessione degli ascolti dei principali talk show, a cui però le TV rispondono con una moltiplicazione di questi programmi. Le trasmissioni dove si dibatte costano poco, meno rispetto a tutte le altre, ed anche per questo hanno invaso la TV italiana, che soffre di una grave crisi come tutto il resto del paese. ” Il dibattito sulla crisi del talk, tuttavia, nasconde l’impoverimento progressivo della tv che è seguito al quasi monopolio del ventennio berlusconiano, l’impoverimento del nostro sistema industriale, l’impoverimento della nostra democrazia, l’impoverimento culturale dei grandi editori e più in generale della nostra classe dirigente.L’overdose dei cosiddetti talk non mette soltanto a nudo la stanchezza di un genere… Cosa ci può essere di meno costoso e di più facile da realizzare di un talk? Un altro talk. Così assistiamo all’incredibile paradosso di un calo della domanda del pubblico a cui corrisponde un’incredibile moltiplicazione dell’offerta. La televisione italiana è quella che nel mondo più sviluppato produce a più basso costo un minuto di programmazione, vende a più basso costo un minuto di pubblicità e fa meno ricerca. A cominciare dalla Rai”. Michele Santoro si appella così al pubblico, chiedendo di reagire alla nausea scegliendo le trasmissioni di approfondimento più originali, capaci di dare contenuti originali e non copie di una formula ormai usurata. Il conduttore rimarca l’importanza dei talk passati, che sono stati capaci di fornire un altro racconto agli eventi della storia recente, più approfondito rispetto alla riproduzione dell’esistente fornita, con qualche eccezione, dai telegiornali. “Spetta a voi fare la selezione, cambiare canale, far sparire le imitazioni senza identità. Vi chiedo di seguirci attivamente, di criticarci severamente, di reagire alla nausea. La lunga avventura politica e culturale che ha assorbito la mia vita e quella di tanti miei collaboratori non sarebbe esistita senza di voi, senza il pubblico”. Nel messaggio di Santoro c’è anche una polemica rivolta verso i nuovi leader più rappresentativi della politica italiana, Matteo Renzi e Beppe Grillo, che in passato hanno espresso critiche più o meno forti nei confronti delle trasmissioni di approfondimento. ” Ma quando Grillo celebra la morte dei talk o quando Renzi sostiene che queste trasmissioni costruiscono un’immagine negativa dell’Italia siete portati a considerare innocue queste affermazioni e a dar loro ragione. Invece sbagliate. Prima di tutto perché ai politici dovrebbe essere proibito di fare qualunque affermazione che limiti la libertà di pensiero e di informazione”.

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