Renzi vittorioso nel Pd, ma non s’è capito quali tutele estenderebbe e con che soldi

lunedì, 29 settembre 2014

Copione rispettato nel voto finale della direzione Pd, con la minoranza che si divide mostrando il profilo di leadership desuete (D’Alema e Bersani). E ciò nonostante che Renzi sia stato meno gradasso del solito, consapevole che sulla riforma del mercato del lavoro anche un professionista della tattica com’è lui può rompersi l’osso del collo. Ai sindacati propone di incontrarsi mettendo per la prima volta all’ordine del giorno temi scottanti come le regole della rappresentanza e le deroghe alla contrattazione nazionale di categoria. Ma è purtroppo sul tema cruciale delle tutele promesse ai nuovi lavoratori e/o disoccupati che Renzi non è stato in grado di fornire elementi concreti. Chiaro che non può bastare il miliardo e mezzo annunciato nella legge di stabilità per gli ammortizzatori sociali: con quello non ci finanzi nemmeno il rinnovo della cassa integrazione in deroga (o la vuole abolire? lo dica). Quindi le spigolature sull’articolo 18 hanno tenuto la scena, con importanti concessioni al reintegro giudiziario mantenuto in caso di licenziamenti discriminatori. Per fortuna. Ma i nodi di una vera riforma del mercato del lavoro restano accennati in un libro dei sogni.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.