L’impegno contro le mafie che ha caratterizzato la vita di don Luigi Ciotti ha trasformato il sacerdote torinese in uno degli obiettivi principali della criminalità organizzata. Il quotidiano “La Repubblica” di lunedì 29 settembre riferisce dello stato d’allerta di diverse procure italiane, che continuano a ricevere messaggi inquietanti sulle intenzioni della mafie contro il fondatore di “Libera”, associazione che gestisce molti beni sequestrati dallo Stato alle cosche malavitose. Sarebbe questo il principale motivo dell’ostilità di mafia, camorra e ‘ndrangheta verso don Luigi Ciotti, che viene considerato come “l’uomo più a rischio d’Italia” dalle procure di Torino, Palermo e Caltanissetta. Una considerazione condivisa anche dalla Direzione nazionale antimafia. Nei penitenziari, scrive oggi “La Repubblica”, girano voci su un possibile “cavallo pazzo” che potrebbe attentare alla vita di don Ciotti per “accreditarsi” all’interno delle cosche. Un clima ostile che si somma alle minacce di Totò Riina. Il boss mafioso ha affermato in conversazione intercettate in carcere la sua intenzione di uccidere il sacerdote, “colpevole”, tra le altre cose, di non averlo voluto incontrare in carcere. I magistrati stanno pensando di rafforzare le misure di protezione nei confronti di don Ciotti, che gira spesso l’Italia per promuovere iniziative in favore della legalità. La scorta che accompagna il sacerdote sarebbe insufficiente secondo le Procure, alla luce dell’elevato rischio corso dal fondatore di “Libera”.