Invano abbiamo atteso nei mesi scorsi una presa di posizione sullo scandalo dell’Ospedale Israelitico da parte del solitamente loquace Riccardo Pacifici, presidente della Comunità romana. Ora siamo alla fase delle perquisizioni e degli avvvisi di garanzia, uno dei quali riguarda il manager espertissimo di relazioni di Palazzo, nominando il quale si pensava forse di avere accesso al tuorlo d’uovo del potere. Un po’ come col sindaco Alemanno e i suoi faccendieri in cerca di finanziamenti. E un po’ come invano s’ è cercato di fare più di recente col sindaco Marino, vedi il fallito trasloco-blitz del Museo della Shoah.
Comprensibile è il disagio che si respira in questi giorni nel quartiere ebraico della capitale, là dove ci si era illusi che una leadership personalistica garantisse insieme prestigio e ammanicature. Con il discrimine della fedeltà assoluta alla politica del governo israeliano usato come alibi legittimatore di ogni manovra. E l’accusa pronta di tradimento a chi segnalava gli eccessi di disinvoltura e le opacità. Sicché ora viene da chiedersi: chi ha tradito? Chi rischia di procurare discredito alla Comunità?