Più di 2 milioni e mezzo di lavoratori guadagnano meno di 7 euro l’ora

mercoledì, 1 ottobre 2014

Hanno spesso partite Iva, contratti a progetto o a tempo parziale, e guadagnano meno di 7 euro lordi l’ora. Sono i “working poor”, i lavoratori poveri, una condizione sociale purtroppo in forte crescita nel nostro paese. Il rapporto Cnel pubblicato ieri evidenzia come circa l’11% della forza lavoro italiana si trovi in questa condizione di povertà relativa. Gli impiegati a basso reddito sono 2 milioni e 640 mila persone, e rispetto al periodo precrisi sono aumentati di 353 mila unità. Rispetto al passato, quando i working poor erano prevalentemente lavoratori a bassa qualifica e bassa istruzione ora questa condizione riguarda anche numerosi laureati, che non trovano altra occupazione se non nell’ambito di mansioni sottopagate. Silvia Spattini, una ricercatrice economica, spiega a “La Stampa” di martedì 1 ottobre come ” i maggior rischio di essere un lavoratore a basso reddito dipenda da caratteristiche dell’individuo, dal settore di appartenenza, dalla dimensione aziendale o dalla professione ricoperta. Il rischio di essere un lavoratore a basso reddito è maggiore per i giovani (41 per cento tra 16-24; 25 per cento tra 26-29), per chi ha un contratto a tempo determinato (34.8 per cento), per gli apprendisti (33.7per cento) e per chi ha un basso livello di istruzione e di qualificazione (20.3 per cento”. La percentuale dei poveri lavoratori è salita al 15% tra i lavoratori autonomi, una percentuale superiore alle 750 mila persone. Secondo Silvia Spattini questo dato è influenzato dal fatto che tra gli autonomi siano conteggiati i lavoratori a progetto, così come le finte partite Iva, oltre all’evasione fiscale che abbassa i redditi dichiarati in modo non corretto.

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