L’incredibile errore del “Foglio” per criticare i dissidenti PD

sabato, 11 ottobre 2014

Sul “Foglio” di sabato 11 ottobre 2014 il cronista politico Salvatore Merlo ha scritto un errore incredibile in un pezzo sui dissidenti del PD. Il taglio dell’articolo è piuttosto critico nei confronti di Civati e Mineo, definendo un caso clinico per il neurologo Oliver Sacks i deputati del PD che votano contro le decisioni del loro partito. Per corroborare la sua tesi Salvatore Merlo riesce però a scrivere una frase così sballata ed erronea da superare i confini della realtà. ” E poco importa che in America, al Congresso, non si siano mai visti parlamentari del Democratic Party votare contro il loro presidente Obama“. Un’affermazione totalmente sbagliata. Basta digitare su Google qualche provvedimento noto dell’attuale amministrazione statunitense per accertarsene. Gli esempi sono infiniti e meriterebbero un post di qualche decina di migliaia di caratteri, ma per semplificare la vita cito solo qualche esempio. Il “Patient Protection and Affordable Care Act”, la riforma sanitaria nota come Obamacare, è stata approvata dalla Camera dei Rappresentanti con il voto contrario di 34 deputati democratici al più importante atto legislativo della presidenza Obama. Il pacchetto di stimolo economico adottato durante lo scoppio della più grave crisi finanziaria della storia recente fu approvato alla Camera dei Rappresentanti nonostante il no di 11 deputati democratici. Una delle priorità dell’amministrazione Obama, la riforma energetica che avrebbe introdotto i limiti alle emissioni carboniche delle aziende americane, è stato adottato alla Camera dei Rappresentanti con 44 voti contrari dei deputati democratici, a cui si devono sommare altri 3 che uscirono al momento del voto. Al Senato però il testo non fu mai votato, perché nonostante i 60 voti a disposizione dei democratici il dissenso era troppo vasto per far passare il “Cap and Trade Bill. Il progetto di legge, preparato da Joe Lieberman e dal futuro Segretario di Stato John Kerry, fu fermato da una decisione del gruppo del Senato, che così bloccò l’iniziativa della presidenza. Sono solo 3 esempi, ma potrebbero essere citati molti più casi. Il dissenso dei membri del Congresso rispetto alle iniziative del presidente è un dato piuttosto abituale nella politica statunitense. Forse Salvatore Merlo non sa che il candidato repubblicano sostenuto dal “Foglio” nel 2008, John McCain, votò contro il taglio delle tasse adottato da Bush, a cui arrivarono anche diversi voti democratici. Andando indietro nella storia, si potrebbero citare un numero infinito di importanti iniziative legislative presidenziali affossate dal dissenso all’interno dei gruppi parlamenti del partito che al momento esprimeva l’inquilino della Casa Bianca.

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