Se proviamo a distanziarci dalle passioni che ci assalgono e lo osserviamo pacatamente, scopriremo che c’è una tecnica raffinata dietro alle sfuriate di Matteo Renzi contro chiunque intralci il suo cammino. Non è solo il decisionismo, la fretta, la lotta contro la burocrazia e il vecchio. No. C’è dell’altro, e la vicenda dei tagli di spesa al bilancio delle Regioni lo spiega bene: il premier sa benissimo che quei tagli avranno una ripercussione dolorosa sulla vita di molti cittadini italiani, ridimensionando le prestazioni sociali di cui hanno goduto per decenni dalla sanità ai trasporti pubblici. La sua campagna contro gli sprechi e l’aggressività preventiva con cui ha zittito perfino un amico come Chiamparino, sono motivate dalla necessità di minimizzare l’effetto depressivo di questo peggioramento.
In altre parole -e vale per quasi tutti i provvedimenti varati dal governo- Renzi si pone il problema di come accompagnare il peggioramento della nostra vita senza che gli venga imputato. Come evitare di venirne travolto.. Fin qui ha scelto di minimizzarlo -il futuro nefasto che incombe- ma non so quanto a lungo ancora potrà permetterselo.