La prova di forza della destra verde-nera, fascista e putiniana

domenica, 19 ottobre 2014

Questo articolo è uscito su “La Repubblica”.
Nel sabato muscolare delle piazze contrapposte, da Milano a Bologna, da Napoli a Genova, alla fine è Matteo Salvini a farsi largo. Realizzando l’occupazione di uno spazio politico di destra radicale che appare nello stesso tempo inquietante e redditizio. Il fascismo come eterna pulsione sotterranea della società italiana, lubrificato dall’ostilità contro gli stranieri e l’euro, rivisitato nei nuovi codici giovanili da stadio o da concerto, trova nel leghista Salvini un leader svelto a offrirgli un luogo di raccolta. Disposto anche a mettere la sordina al secessionismo padano, pur di catalizzare in tutta la penisola la destra dispersa e arrabbiata.
Le decine di migliaia di sostenitori che hanno consacrato la leadership di Salvini in una piazza Duomo divenuta all’improvviso verde-nera, rivelano che non abbiamo più a che fare con un innocuo Capitan Fracassa televisivo. Perché il vuoto non esiste in politica e l’Italia –Renzi o non Renzi- non si è certo trasformata in un paese di sinistra solo perché Berlusconi chiude il suo ciclo. Non so se sia vero quel che scrivono i suoi giornali, e cioè che Berlusconi avrebbe raccomandato il giovane Salvini all’amico Putin, durante il loro convivio notturno. Ma è certo che la benedizione personalmente concessa da Putin a Salvini, incontrandolo alla vigilia del raduno milanese, giunge nel segno dell’autoritarismo tradizionalista mitizzato come unica salvezza possibile: uomini forti, chiamati a proteggerci dalla povertà, dalle invasioni, perfino dalle malattie.
Ci troviamo di fronte a un disegno pericoloso, perché fomenta il rancore sociale, ma tutt’altro che campato per aria. L’alternativa di destra è un’ipoteca concreta che grava su tutto il vecchio continente, qualora precipitasse la disgregazione in corso dell’Unione europea. A partire dalla Francia, dove Salvini ha realizzato un’alleanza vincente con Marine Le Pen. Ma è in Italia che il fronte xenofobo e no-euro capitanato da Salvini può attirare spezzoni di elettorato oggi dispersi. Non li seduce più la destra post-fascista di Ignazio La Russa, nonostante si mascheri dietro all’immagine più fresca di Giorgia Meloni. A Milano, in particolare, pesano ancora i compromessi di potere con Ligresti e Berlusconi. Non ha attecchito il trapianto neonazista di Alba Dorata. La stessa Forza Nuova è uscita travolta dal voto europeo e subisce un’emorragia di quadri in direzione della Lega, pronta a accoglierli a braccia aperte. Così come non ha esitato a coinvolgere in un’alleanza reazionaria i movimentisti di CasaPound, ovvero il fascismo giovanile che a Roma ha fatto eleggere Mario Borghezio con più di 5 mila preferenze, e che ieri ha rinunciato addirittura a sventolare il tricolore pur di scendere in piazza di insieme ai leghisti. Su “La Padania” lo chiamano “fronte identitario”, l’insperata “ancora di salvataggio per una destra politica destinata all’estinzione”.
E’ assai probabile che proprio Milano diventi il teatro della prossima sfida politica con questa destra intenzionata a scommettere sul suo profilo più radicale. Salvini lo ha pianificato: approfittare della crisi del berlusconismo e delle difficoltà in cui versa Comunione e Liberazione per offrirsi come unica alternativa possibile al sindaco Pisapia nel 2016. La Milano cosmopolita alle prese con l’Expo, dunque, nuovamente laboratorio di un esperimento avventuroso, contraddistinto dall’esasperazione dei conflitti metropolitani. Piace a Salvini la contrapposizione con i centri sociali; la ricerca con lo spirito del ragazzo da stadio che non si tirerà mai indietro per primo.
Niente di meglio, per lui, che le contromanifestazioni dell’estrema sinistra, proprio come quelle che ieri hanno provocato tensioni in diverse città italiane, per affermare la propria ritrovata centralità politica. Tanto meglio se vi aderissero anche i seguaci di Grillo, dopo che quest’ultimo ha snobbato la disponibilità di Salvini a condurre insieme la raccolta di firme per il referendum contro l’euro.
Rattrista che questa ricomparsa di un’estrema destra vigorosa sulla scena italiana coincida con un dramma epocale –la grande fuga dei profughi dalle guerre che insanguinano la sponda sud del Mediterraneo- da costoro ridotto a “invasione” da combattere. Mettere i poveri gli uni contro gli altri, creare false comunità di sangue irriducibili le une alle altre, è un’operazione cinica ma non certo inedita. L’Italia ci è già cascata più di una volta, a Milano tocca di nuovo cimentarsi in un confronto sulla sua idea di civiltà.

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