Sarà vero che Berlusconi fa il “bauscia” con Putin su South Stream?

giovedì, 23 ottobre 2014

Il senatore del Partito Democratico Massimo Mucchetti racconta un’indiscrezione sulla cena milanese organizzata da Silvio Berlusconi per il suo grande amico Vladimir Putin. Il leader di Forza Italia, grande sponsor di Paolo Scaroni in Eni, avrebbe rassicurato il presidente russo sull’intenzione dell’azienda italiana di proseguire il suo investimento in South Stream. ” Infine, un pettegolezzo: nella cena notturna dopo il vertice Asen di Milano, Silvio Berlusconi avrebbe tranquillizzato l’amico Putin sul fatto che l’Italia resterà nella società del South Stream, perché lui, Silvio, si ritiene in grado di influenzare su questo punto il premier Renzi. Gli capitasse mai di risentirlo e di toccare il tema, Renzi potrebbe passare dall’italiano al milanese e dire: “Silvio, fa’ no el bauscia….”. Il gasdotto South Stream è un progetto fortemente voluto da Gazprom, per poter trasportare il gas russo in Europa attraverso la direttrice Balcani-Mar Mediterraneo. In questo modo il colosso energetico potrebbe rifornire i suoi clienti europei con una nuova pipeline che non passi attraverso l’Ucraina. Il progetto è particolarmente ambizioso, sia dal punto di vista economico che politico, ed è stato ideato in un’epoca dove il prezzo degli idrocarburi giustifica investimenti così importanti. Ora il loro calo costante sui mercati internazionali rende particolarmente onerosa la costruzione di un nuovo gasdotto, e Eni, che è una delle principali partner di Gasprom in South Stream, ha diverse perplessità sulla prosecuzione di questo progetto.  Come scrive Mucchetti, ” l’Eni non considera più strategico quel progetto e lo qualifica come un investimento finanziario da valutare per quel che potrà rendere. In primavera la società del South Stream dovrà varare il suo primo aumento di capitale per aprire i cantieri. Si parla di 10-15 miliardi. L’Eni ha il 20% ma può non sottoscrivere. A occhio i 2-2,5 miliardi che Scaroni e Berlusconi volevano destinare al South Stream potrebbero avere altri e ben più interessanti impieghi. E chi dice che, ritirandosi l’Eni, Saipem perderebbe la commessa di costruzione del tubo, dovrebbe anche documentare se esistano clausole contrattuali in tal senso o non invece rilevanti penali a favore di Saipem nel caso venisse revocata la commessa”.

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