Barack Obama verso una nuova, pesante sconfitta alle Midterm 2014

martedì, 4 novembre 2014

Oggi si svolgono negli Stati Uniti le elezioni di metà mandato, le Midterm, in cui si rinnovano un terzo del Senato (36 seggi nel 2014), l’intera Camera dei Rappresentanti e 36 governatori e assemblee legislative statali. Gli osservatori così come i sondaggi indicano una pesante flessione dei Democratici, causata dall’impopolarità del presidente. Barack Obama ha un tasso di approvazione di poco superiore al 40%, un dato che indica tempesta per il suo partito. La Camera dei Rappresentanti è già controllata dai Repubblicani, che ottennero la maggioranza nel 2010 quando i Democratici subirono la sconfitta più pesante dal dopoguerra a oggi. Il Senato è stato però sempre controllato dal partito del presidente da quando Obama ha iniziato il suo mandato alla Casa Bianca, nel 2008. La maggioranza attuale è di 55 seggi su 100 complessivi, ma è molto probabile che questa sera i Repubblicani riusciranno a conquistare le due camere del Congresso. Solo una combinazione molto favorevole di circostanze – diverse vittorie all’ultima scheda, ed errori anche significativi nei sondaggi – potrebbero garantire ai Democratici di garantire il controllo del Senato. Barack Obama potrebbe così eguagliare il triste primato di Dwight Eisenhower  e di Harry Truman, gli unici due presidenti statunitensi che nel secondo dopoguerra hanno subito pesanti flessioni in entrambe le elezioni di metà mandato svoltesi durante la loro amministrazione. L’economia americana dà segni positivi, sopratutto se paragonata a quella europea, ma l’amministrazione non è riuscita a creare consenso sulle sue iniziative principali, in politica interna così come in politica estera. La riforma sanitaria è ancora bocciata dalla maggioranza dell’elettorato, mentre l’ascesa dell’Isis ha palesato i limiti dell’approccio cauto di Obama alle crisi internazionali. La sconfitta a queste Midterm è in parte anche fisiologica, visto che il partito del presidente tende a essere meno competitivo nelle elezioni di metà mandato. Una tendenza ormai consolidata dell’elettorato americano, accentuata quest’anno dall’impopolarità dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Barack Obama è stato il presidente non in carica che ha ottenuto la vittoria con la percentuale di voto più alta dal 1952 (il primo successo di Dwight Eisenhower), ma da allora la crisi ha abbattuto i suoi consensi inizialmente stellari. Obama è stato il primo presidente del secondo dopoguerra rieletto con una percentuale inferiore rispetto alla precedente elezione, e nell’ultimo secolo solo Bush ha ottenuto una riconferma più debole della sua. I Democratici torneranno probabilmente in minoranza al Congresso, come non capitava dall’era Clinton, e le difficoltà del presidente sono state testimoniate dalla sua sostanziale assenza dalla campagna elettorale. I candidati più importanti impegnati in elezioni difficili negli Stati in bilico hanno evitato di associarsi a Barack Obama, per non mobilitare eccessivamente l’elettorato contro di lui. Un Congresso repubblicano renderà ancora più amara e difficile la conclusione del suo mandato, visto che nei prossimi 2 anni ogni iniziativa dell’amministrazione federale potrebbe essere bloccata.

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