Matteo Renzi e la tentazione giapponese: nuove elezioni per insuccesso economico

martedì, 18 novembre 2014

Il Giappone è scivolato per la terza volta in recessione dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008. La nuova politica economica del premier Shinzo Abe, composta da massicci stimoli fiscali e monetari, per quanto talvolta in contraddizione tra di loro, non ha prodotto finora i risultati auspicati. La leadership di Abe inizia a essere messa in discussione nel suo partito, i Liberaldemocratici, la tradizionale forza di governo del Giappone, e il premier sembra orientarsi verso nuove elezioni anticipate per ottenere dagli elettori nipponici una conferma del suo mandato. Shinzo Abe potrebbe sfruttare un’occasione molto favorevole, visto che al momento il partito principale di opposizione, i Democratici, è collassato dopo la deludente prova di governo. La crisi finanziaria ha travolto la formazione del centrosinistra nipponico, arrivata per la prima volta al potere nel 2008,e  che non si è saputa più riprendere dopo la sconfitta. Abe è al potere da quasi 2 anni, e fino a pochi mesi fa ha goduto di un vasto consenso nell’opinione pubblica, incrinatosi negli ultimi mesi dopo l’impopolare aumento dell’Iva e  i deludenti dati economici. Oggi il premier conservatore deciderà se sciogliere il Parlamento, dove dispone di un’ampia maggioranza sia alla Camera dei rappresentanti che a quella dei consiglieri (il nostro Senato, più o meno), oppure se proseguire la legislatura. La scelta di Abe appare una possibile fonte di ispirazione per il presidente del Consiglio Matteo Renzi. I dati economici continuano a essere deludenti, e diversi sondaggi hanno rilevato una contrazione del consenso record del leader del PD. Il Partito Democratico rimane però la forza principale del Paese, con un ampio vantaggio su ogni altra formazione. L’opposizione a Renzi, sia all’interno  che all’esterno del PD, è ancora molto disorganizzata, e manca un’alternativa credibile al suo potere. Il presidente del Consiglio appare tentato dalle elezioni anticipate, anche perché le prospettive economiche sono piuttosto preoccupanti, per l’Italia così come per l’Europa. Nell’intervento al Parlamento europeo di ieri il presidente della Bce Mario Draghi ha spiegato come anche il 2015 sarà un anno particolarmente difficile; diversi osservatori non escludono più una terza recessione dell’eurozona, che diminuirebbe quasi sicuramente il consenso attuale di Matteo Renzi.  Per poter votare presto il segretario del PD avrebbe però bisogno di una nuova legge elettorale, così come di un presidente della Repubblica disponibile a sciogliere la legislatura nei prossimi mesi. A differenza di Abe il presidente del Consiglio non può convocare elezioni anticipate, e sicuramente Giorgio Napolitano non lo farà prima di lasciare il Quirinale. L’esempio giapponese per Renzi è citato in un editoriale del “Foglio” di martedì 18 novembre 2014, che rimarca come il presidente del Consiglio “non potrà permettersi di farsi rottamare dal prodotto interno gufo”. Matteo Renzi continua a escludere nuove elezioni, ma forse non avrà mai più un’occasione così propizia per cementare il suo consenso, a meno di una ripresa economica che appare ancora più improbabile della rapida nascita di un’alternativa politica al presidente del Consiglio.

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